Il racconto di Donnarumma dopo la rapina: «Sono stato immobilizzato. Ero terrorizzato che facessero male ad Alessia»

«Io ero impotente, non potevo fare nulla, e non è stato facile spiegare in francese a quelle persone dove stessero tutte le cose», spiega il portiere del Psg

«Trovarsi alle tre di notte gente in casa all’improvviso penso che sia la sensazione peggiore che si possa provare». Sono le prime parole di Gianluigi Donnarumma, dopo la rapina nella sua casa di Parigi, nell’ottavo arrondissement, avvenuta nella notte tra giovedì e venerdì. «Sono stato immobilizzato», spiega a Libero il portiere del Paris Saint-German e della Nazionale italiana. Mentre la sua compagna, Alessia Elefante, «è stata costretta a consegnare tutto ciò che avevamo di prezioso». Un danno economico, si stima, intorno ai 500mila euro. Nonostante i dettagli del drammatico episodio siano ancora da chiarire, il 24enne e la sua fidanzata sono stati rapinati intorno alle 3.10 di venerdì 21 luglio. Alcuni malviventi «a volto coperto e con l’accento francese», sottolinea Donnarumma, sono entrati nell’appartamento e poi in camera da letto e hanno legato il portiere sotto la minaccia di un’arma. Ma non solo: durante la rapina, il portiere ha subito anche alcuni colpi che gli hanno causato due lievi ferite alla testa. Preso il bottino, i ladri sono poi scappati uscendo dalle scale. «Non posso entrare troppo nei dettagli – spiega il giocatore al quotidiano -, ci sono le indagini in corso e mi sto recando adesso dalla polizia francese per cercare di ricostruire con loro tutto l’accaduto. Questa mattina io e la mia fidanzata abbiamo dovuto lasciare l’appartamento per permettere che venissero effettuati i sopralluoghi ed eseguire gli accertamenti utili alle indagini e ci siamo momentaneamente appoggiati in un hotel». Lo stesso albergo, in cui erano fuggiti dopo essersi liberati per dare l’allarme. «La paura – confida Donnarumma – è stata tantissima , ma ancora di più era che potesse succedere qualcosa ad Alessia. Io ero impotente, legato, non potevo fare nulla. Poi io non mastico così bene il francese ed è stato difficile spiegare a quelle persone dove stessero tutte le cose. Ed era Alessia, ancora adesso spaventatissima, insieme a loro. Attimi veramente concitati e di profondo terrore, soprattutto paura per lei. Terrore che le potessero fare del male», conclude il portiere.


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