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Cosa succede in Spagna dopo il voto: la sconfitta dei sovranisti, la coalizione tra Psoe e Ppe, l’ipotesi nuovo voto

24 Luglio 2023 - 06:01 Redazione
spagna elezioni voto cosa succede
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I conti definitivi delle urne. Il dilemma dei Popolari. Sánchez torna in gioco per il premierato. Gli indipendentisti saranno l'ago della bilancia

Alla fine dello scrutinio in Spagna le elezioni politiche vedono il Partito Popolare arrivare primo con 136 seggi. Subito dopo ci sono i socialisti di Pedro Sánchez con 122 scranni. Al terzo posto c’è Vox con 33 seggi e al quarto l’alleanza di sinistra Sumar con 31. I dati ufficiali al termine dello scrutinio di tutte le schede. Quindi Alberto Núñez Feijóo vince ma non ha la maggioranza: un’eventuale alleanza tra Pp e Vox avrebbe 169 seggi in Parlamento ma ne servivano 176. E questo vuol dire che alla fine il paese ha detto no all’alleanza tra conservatori e sovranisti. Grazie alla rimonta del Psoe che ha contraddetto sondaggi ed exit poll. La premier italiana Giorgia Meloni si è presentata al comizio di Vox. Intanto c’è da registrare la scomparsa di Ciudadanos e il mezzo flop dell’erede di Podemos.

I conti delle urne

E ora cosa succede? Secondo il New York Times c’è la possibilità addirittura di un nuovo voto entro la fine dell’anno. Di certo la strada di un ritorno di Sánchez alla poltrona di premier è complicata. Psoe e Sumar sommano, con l’appoggio dei suoi ex alleati durante l’ultima legislatura, Erc Pnv Bildu e Bng, 172 seggi. In caso di nomina a premier servono più sì che no, per cui sarebbe necessaria l’astensione del partito di Puigdemont, JxCat. E nulla al momento farebbe presagire che questo partito possa dare il via libera a Sanchez senza alzare tantissimo l’asticella delle sue richieste indipendentiste. Yolanda Díaz, leader di Sumar, dice intanto che «c’era gente molto preoccupata nel nostro Paese, ma credo che oggi andrà a dormire più tranquilla. Oggi la democrazia ha vinto ed è uscita rafforzata: abbiamo vinto, oggi abbiamo un paese migliore». Mentre «a partire da domani, mi metterò a dialogare con le forze progressiste per garantire un governo alla Spagna».

I popolari

Che Sánchez possa governare lo stesso è l’allarme lanciato proprio da Vox: «Ho una notizia molto brutta: Pedro Sánchez, pur avendo perso, può bloccare la nomina (del leader popolare Feijóo, ndr) ed essere nominato lui con l’appoggio del comunismo, del separatismo golpista e del terrorismo», ha detto il suo leader Santiago Abescal. Proprio Feijóo ha aperto alla possibilità di andare al governo in coalizione: «Come candidato del partito più votato, credo che il mio dovere sia aprire il dialogo, guidare questo dialogo e cercare di governare il nostro paese», ha detto ieri. E ancora: «Il nostro dovere è evitare un periodo di incertezze. Chiedo formalmente che nessuno abbia di nuovo la tentazione di bloccare la Spagna».

Una Grande Coalizione?

In realtà lo schema del leader del Ppe non prevedeva dopo il voto un’alleanza con Vox. La sua idea era quella di governare insieme ai socialisti in una Grande Coalizione sulla falsariga di quella tedesca. Ma questo presupponeva il crollo del Psoe. Che alla fine non è avvenuto. Ma nel partito di Sánchez c’è anche un’ala disposta all’accordo con i popolari. Si tratta dei sostenitori di Félipe Gonzales, che però sono quelli usciti a pezzi dalle elezioni amministrative. Proprio quel risultato alla fine ha convinto il premier a portare la Spagna al voto politico. Che avrebbero dovuto fornire la maggioranza assoluta a Vox e Ppe, secondo i sondaggi. Anche se in Senato il Ppe può contare sulla maggioranza assoluta: 143 seggi contro i 96 dei socialisti.

I calcoli

Ora è il momento dei calcoli. L’agenzia di stampa Agi dice che la sinistra può restare al governo solo se ottiene l’appoggio di tutte, o quasi, le forze indipendentiste rappresentate alle Cortes. Un obiettivo difficile ma niente affatto impossibile. Perché Sanchez in questi anni ha lavorato per abbassare la tensione tra Madrid e Barcellona. Puigdemont, in questa ottica, potrebbe essere il kingmaker. Mentre con l’appoggio di Abascal a Feijòo basterebbe l’ok di Junts per Catalunya per conquistare e mantenere l’incarico, che il re Filippo VI dovrebbe affidargli nelle prossime ore. Storicamente il Ppe e gli indipendentisti sono da sempre nemici. E Vox li vede come il fumo negli occhi. Ma in politica tutto è possibile. Anche la prospettiva di un’astensione dei socialisti, come all’epoca di Rajoy, potrebbe portare il Ppe al governo. Ma il Psoe non sembra calcolare l’ipotesi. Per ora.

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