Reparti maternità, il neonatologo Ferrari: «Equiparare le sale parto al pronto soccorso per scongiurare le chiusure» – L’inchiesta

Alle società private conviene tenere i reparti di maternità aperti? La seconda puntata dell’inchiesta di Open sulla chiusura dei reparti di maternità in Italia

Corrado Ferrari lavora come pediatra neonatologo al reparto di Ostetricia, Ginecologia e Neonatologia dell’ospedale Cristo Re di Roma dal 1993: 30 anni. Uno spazio che – racconta il medico a Open – «per intensità emotiva ha saputo creare negli anni un contesto dove la condivisione va dalla bellezza assoluta della nascita alla drammaticità della patologia». Uno spirito di collaborazione che riguarda tutti i livelli professionali: dai dottori alle ostetriche fino agli infermieri e gli Oss. «Non è quindi difficile immaginare come tutto questo sia una famiglia», spiega Ferrari che in primis la vive come tale. Questa realtà ha, però, rischiato di essere cancellata dopo che la società GIOMI, a capo dell’ospedale, ha annunciato la chiusura del reparto maternità per motivi di bilancio. Decisione che è stata poi ritrattata, a seguito anche di un intervento del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ed è stato così evitato anche il trasferimento e la dispersione dei dipendenti. La rilevanza di quel reparto è riconosciuta anche dalle persone del quartiere, che da subito si sono mobilitate contro una sua potenziale chiusura.


Il rischio resta

«In tutto questo, però, ora resta una problematica aperta. Potrebbe succedere nuovamente in qualsiasi momento e nel nostro lavoro, con le nostre responsabilità un tale vissuto di precarietà è inammissibile», spiega il neonatologo. «Essere vincolati al profitto è una nostra consapevolezza perché è un’evidenza che nel settore privato i bilanci garantiscono la vita, la qualità della struttura e la dignità dei professionisti. Si impone quindi un’analisi delle spese, del profitto e della realtà demografica». La giustificazione che è stata data inizialmente dal presidente di GIOMI, Emmanuel Miraglia, era il calo della natalità con conseguente diminuzione dei parti all’anno, pertanto la sicurezza e l’efficacia del reparto non erano più garantiti. I dati, però, offrono una realtà diversa. Sono in media circa 1.200 i parti registrati ogni anno al Cristo Re, e l’Oms stabilisce che una struttura per considerarsi sicura dovrebbe svolgerne 500. «Nel 2022 sono stati 1484, mentre dall’inizio del 2023 ad oggi siamo circa a 750. Il trend quindi non sembra essere cambiato…», commenta il neonatologo.


I reparti di maternità convengono?

Il reparto di Ostetricia, Ginecologia e Neonatologia del Cristo Re non è un caso isolato. Sono diversi i reparti di questo tipo che sono stati chiusi negli anni e le motivazioni alla base sono molteplici, come spiegato da Open nella prima puntata dell’inchiesta sulla chiusura dei reparti di maternità in Italia. Ma il vero fulcro della questione è economico: alle società private conviene tenere i reparti di maternità aperti? «Le sale parto hanno un grande inconveniente: nel caso di eventi avversi, risarcimenti da milioni di euro sono sempre dietro l’angolo. Inoltre, i fondi Drg stanziati dalla Regione presentano alcuni problemi: i rimborsi previsti per un parto non sono proporzionali a interventi ospedalieri di altra natura che hanno costi minori di responsabilità, impegno e gestione del caso», risponde Ferrari. «E – conclude – la soluzione alle problematiche di tipo economico consiste nell’assegnare alla sala parto la sua reale funzione di emergenza e pronto intervento al pari dei reparti di Pronto Soccorso e delle Rianimazioni».

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