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Giorgia Meloni frena sull’uscita dalla Via della Seta: «Valuteremo con il governo cinese e con il Parlamento italiano»

30 Luglio 2023 - 17:55 Stefania Carboni
Si smarca dal ministro della Difesa Crosetto che ha definito il memorandum un atto scellerato

«Io e te, che affrontiamo il mondo mano nella mano». La foto, postata sui social dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, mostra lei stretta in un abbraccio con la figlia Ginevra. L’immagine è scattata a bordo dell’aereo che sta riportando la presidente del Consiglio a Roma, dopo la missione negli Stati Uniti dove ha incontrato alla Casa Bianca il presidente americano Joe Biden. E mentre la presidente torna a casa Fox News lancia l’intervista che Meloni ha rilasciato alla giornalista Maria Bartimoro. Un colloquio in cui, oltre a definire la sinistra scollegata dalla realtà, emerge anche la linea estera della premier. Una direzione che si smarca da quanto ipotizzato finora: la premier è molto più cauta su una eventuale uscita dalla Via della Seta. «Dovrà essere discussa col governo cinese e nel Parlamento italiano», ha detto a Fox News. L’Italia, spiega, è l’unica nazione del G7 ad avere aderito all’accordo con la Cina ma non è quella che ha le migliori relazioni commerciali con Pechino. «Prenderemo una decisione prima di dicembre», ha precisato Meloni che dagli Stati Uniti ha annunciato a breve un viaggio proprio in Cina.

Cosa è la (Nuova) Via della Seta

Per chi non lo sapesse durante l’incontro bilaterale Italia-Cina del 23 marzo 2019, il governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte fece aderire l’Italia al gruppo dei Paesi partner della “Belt and Road Initiative“, ovvero la cosiddetta Nuova Via della Seta. Per Conte e l’allora vice Luigi Di Maio la firma al Memorandum of understanding (MOU) rappresentava una vittoria del made in Italy con l’obbiettivo di un maggiore export dei nostri prodotti. Peccato però che i più lo hanno visto come un errore strategico. Saldare un legame stretto con il paese orientale significava gelare i rapporti verso gli USA. Il protocollo prevede un rinnovo automatico, salvo disdetta, da comunicarsi da una delle parti entro il 30 novembre 2023. E alla luce degli anni passati sembra non aver convenuto così tanto all’Italia. Secondo i dati di due dei massimi centri di analisi sulla Cina — Rhodium Group e Merics (Mercator Institute for China Studies) — chi ha aderito non ha avuto strade privilegiate. Nel 2022, l’88% degli investimenti cinesi in Europa sono stati effettuati in quattro Paesi: Regno Unito, Francia, Germania più l’Ungheria. Ad avere la meglio su tutti per il 28,4% del totale, è stata la Gran Bretagna, seguita dalla Germania (23,7%) e dalla Francia (15,8%). Paesi che non hanno aderito al protocollo. La quota dei Paesi del Sud Europa (Italia, Spagna, Portogallo Grecia, Croazia, Slovenia, Cipro, Malta) – spiega una interessante analisi sul Corriere della Sera – è stata solo dell’8,3%, denaro in buona parte arrivato da Pechino.

I tanti, in disaccordo con la Nuova via della Seta

L’attuale ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva già espresso le sue perplessità sulla decisione di Conte e ha provato a depotenziare l’accordo anche durante il governo Draghi. Ora, con l’avvicinamento del governo Meloni a posizioni atlantiste e molto nette sull’Ucraina, dalla Casa Bianca sono nate le speranze che il rinnovo saltasse. A dare man forte in queste ultime settimane anche le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto che aveva bollato quella adesione come atto scellerato. Lo strappo però dovrà attendere.

Cosa altro ha detto Meloni a Fox News

«Mi hanno dipinta come un mostro, non lo sono. Rispondo con i risultati», ha precisato la premier nel suo colloquio con Fox News. .  «Cresciamo più di altri nei dati economici, abbiamo raggiunto il livello più alto di sempre nell’occupazione, nell’occupazione stabile, nell’occupazione femminile», ha sottolineato. Per l’Ucraina  «l’Italia ha fatto tanto, nell’Ue siamo coloro che stanno pagando di più per questo conflitto: inflazione, prezzi dell’energia, crisi delle materie prime. Nella mia prima legge di bilancio ho dovuto impiegare 30 miliardi sul fronte delle bollette. Siamo davvero colpiti dalle conseguenze della guerra. E di questo bisogna tenere conto». Con il presidente americano Joe Biden «abbiamo avuto un incontro molto aperto, lungo. Abbiamo discusso in un momento in cui le cose intorno a noi sembrano cambiare. Ci sono stati temi bilaterali, ma si è parlato anche di crisi globali che dobbiamo fronteggiare. La discussione è stata molto buona, sono contenta».

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