Che fine hanno fatto i biglietti dei Coldplay per i concerti a Roma nel 2024? Sono sulle piattaforme di secondary ticketing, con prezzi aumentati anche del 500%

Numerosi biglietti sono finiti sui siti di rivendite non autorizzate online, con prezzi che oscillano dai 400 ai 1.600 euro. Assomusica: «Fenomeno difficile da contrastare, che crea un danno enorme per spettatori e piattaforme autorizzate». Ma anche per lo Stato

Che fine hanno fatto numerosi biglietti per assistere a una delle 4 date dei Coldplay previste per il 2024 all’Olimpico di Roma? C’è chi è riuscito ad acquistarli, altri no. Eppure tutte e quattro le date sono sold out, incluse le due date del 15 e 16 luglio 2024. Dove finiti alcuni i biglietti? Per chi è solito frequentare concerti, ma anche in generale i grandi eventi, sa già la risposta: sulle piattaforme di seconday ticketing, dove i prezzi dei biglietti – in questo caso proprio quelli dei Coldplay – vengono rivenduti a un costo del 500% rispetto al prezzo originario del biglietto. Insomma, è tutto in mano ai bagarini online. Tornando ai biglietti dei Coldplay, che fine hanno fatto? Li potete trovare – a vostro rischio e pericolo di incappare in truffe e di non vedervi recapitare il biglietto pagato in anticipo – su Viagogo, Gigsberg, e altri siti di rivendita (non autorizzata) con prezzi che oscillano dai 400 ai 1.600 euro. Ricordiamo che i biglietti messi in vendita sulle piattaforme autorizzate originariamente variavano dai 57,50 euro ai 930,60 euro (spese di commissione escluse). Non si tratta di un fenomeno nuovo, anzi. È da oltre 10-15 anni che questo avviene e i fan restano spesso a bocca asciutta. Vale per i concerti, ma vale anche per altri tipi di eventi, incluse le partite di calcio.


Il danno ai fan, alle piattaforme di vendita autorizzata e ai promoter

A rimanere senza pubblico, alla fine, sono anche gli artisti, perché i biglietti a prezzo maggiorato non vengono rivenduti. Certo, in qualche caso accade che i biglietti si materializzino all’esterno della location dell’evento, con schiere di bagarini pronti a rivenderli in extremis a prezzi ben inferiori rispetto a quelli presenti sulle piattaforme di secondary ticketing. Capita anche che a concerto iniziato i biglietti in mano ai bagarini vengano praticamente regalati o addirittura buttati. Ma la questione di base non cambia, perché trattandosi di grandi eventi vien da sé che se non si ha la certezza di poter accedere all’evento. Non solo: difficilmente le persone si mettono in viaggio nella speranza di trovare un biglietto all’ultimo all’esterno delle location, attraversando mezza Italia, o arrivando addirittura dall’estero, con tutte le ricadute anche sullo Stato. Già, perché come evidenziato in un’intervista a Repubblica da Carlo Parodi, presidente di Assomusica, l’associazione italiana degli organizzatori e dei produttori di spettacoli musicali, «contrastare la bigliettazione secondaria è complesso perché parliamo di vere e proprie strutture organizzate che si celano dietro questo fenomeno». «Si tratta – precisa Parodi – di un mix di complessità tecnologiche, ma anche di difficoltà legate a server posizionati all’estero, ad esempio, magari in Stati compiacenti, che nell’insieme rende sicuramente arduo il compito. Ma il lavoro di Agcom e delle forze di polizia postale in questo senso è eccellente».


I danni per lo Stato

Sempre su Repubblica, Giovanni Riccio, avvocato ed esperto di digitale, spiega: «Viagogo ha perso sia con l’Agcom che con la Corte di Giustizia», multando più volte la piattaforma per 40 milioni di euro per violazione delle norme anti-bagarinaggio introdotte nel 2016. L’ultima multa in ordine di tempo, da ben 12 milioni di euro, risale al marzo scorso. Ma Viagogo non risulta aver mai pagato nulla. Se oltre al mancato pagamento delle si guarda al fenomeno turistico, il danno economico aumenta ancora, anche per lo Stato, con una flessione nel comparto del turismo legato ai grandi eventi e ai concerti. A queste seguono le relative ricadute sui mancati incassi sul fronte della mobilità, ma anche per le strutture ricettive, bar e ristoratori e tanti altri esercenti delle città che ospitano gli eventi. Insomma, dietro un biglietto spesso c’è molto di più del semplice concerto. Guardando ai dati generali, malgrado i biglietti risultino venduti, si calcola in media che tra il 5 e il 20% dei posti disponibili per il singolo concerto resti vuoto. E se immaginiamo uno stadio come l’Olimpico di Roma, con una media di 75-80 mila spettatori (includendo i posti in piedi nel parterre), questo si traduce – con media calcolata su 80mila spettatori – in un range che va dai 4mila ai 16mila spettatori che potrebbero essere assenti, malgrado i biglietti risultino venduti. Ma non è finita qua. C’è un’altra questione, che riguarda la provenienza dei soldi che vengono utilizzati dai bot (secondo le stime di Repubblica è ipotizzabile che tra il 40 e il 70% dei biglietti dei concerti dei Coldplay siano stati acquistati con questi sistemi): da dove provengono questi soldi? Non si sa. C’era una volta il «Sold-out».

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