«Strage di Bologna? Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c’entrano»: l’attacco di De Angelis contro la giustizia (e Mattarella)

In un post su Facebook, il responsabile della comunicazione Istituzionale della Regione Lazio nega quanto sancito dalle sentenze della giustizia italiana

«Con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza». Con queste parole il responsabile della comunicazione Istituzionale della Regione Lazio, Marcello De Angelis, braccio destro del governatore Francesco Rocca, ha provocato un caso politico-istituzionale. Un vero e proprio attacco frontale e infondato a quanto sancito dalla giustizia italiana nelle sentenze per la strage che il 2 agosto 1980 ha fatto 85 vittime e centinaia di feriti. Ma non solo. Con un lungo post su Facebook se la prende con giornalisti, magistrati e alte cariche istituzionali.


L’attacco a Mattarella

Solo tre giorni fa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del 43esimo anniversario dell’attentato, ha ricordato come la matrice neofascista della strage sia stata accertata nei processi e siano venute alla luce «coperture e ignobili depistaggi». Per De Angelis, ex terrorista nero e cognato dell’ex Nar Luigi Ciavardini condannato in via definitiva per la strage, «il 2 agosto è un giorno molto difficile per chiunque conosca la verità e ami la giustizia, che ogni anno vengono conculcate persino dalle massime autorità dello Stato». Nega la colpevolezza dei responsabili della strage, ma non dà ulteriori dettagli. «Dire chi è responsabile non spetta a me, anche se ritengo di avere le idee chiarissime in merito, nonché su chi, da più di 40 anni, sia responsabile dei depistaggi. Mi limito a dire che chi, ogni anno e con toni da crociata, grida al sacrilegio se qualcuno chiede approfondimenti sulla questione ha sicuramente qualcosa da nascondere».


«Rocca prenda le distanze»

Una sorta di comunicato revisionista sull’eversione neofascista, che in poco tempo ha provocato l’ira in regione, e non solo. «Sono gravissime le affermazioni che Marcello De Angelis ha affidato a un post sulla sua pagina Facebook, due giorni dopo l’anniversario della strage di Bologna. Non soltanto De Angelis tenta di riscrivere la storia nonostante le sentenze passate in giudicato sui fatti del 2 agosto 1980, ma si scaglia contro chi come il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda la verità storica e
cioè la matrice fascista della strage di Bologna», dichiara Marta Bonafoni, consigliera regionale del Lazio e coordinatrice della segreteria nazionale del Pd. «De Angelis non parla più solo come privato cittadino, essendo oggi il portavoce della comunicazione istituzionale della Regione Lazio», aggiunge sollecitando il presidente Rocca a intervenire e prendere le distanze dalle sue parole.

I familiari delle vittime

A farle eco è Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari della vittima della Strage di Bologna, secondo cui le parole dell’ex terrorista Nar sono «le certezze dei pallonari che non tengono conto dei risultati dei processi e delle indagini che sono state fatte in tutti questi anni. Credo proprio che sia un incorreggibile che pensa che la sua parola superi tutte le prove». De Angelis è stato arrestato a Londra nel 1989 e detenuto per tre mesi nel carcere di massima sicurezza di Brixton. Nello stesso anno è poi tornato in Italia e si è costituito, venendo condannato a 5 anni e mezzo di carcere per associazione sovversiva e banda armata. Un curriculum non da poco conto che lo scorso maggio aveva acceso le polemiche per la sua nomina in Regione, soprattutto dall’Anpi che da sempre lo definisce un «nostalgico del fascismo».

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