Strage di Bologna, De Angelis si scusa, ma non parla di dimissioni: «Ho scritto di getto»

Ci tiene a prendere le distanze dalla definizione di «ex-terrorista». Intanto La Russa si sfila: «Basta ciò che ho detto in Aula il 2 agosto»

Prova a far chiarezza Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione della Regione Lazio, dopo il caso politico-istituzionale scoppiato per le sue dichiarazioni sulla strage di Bologna. «Con l’attentato non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. E neanche la matrice fascista», aveva detto nei giorni dell’anniversario parlando, e forse lì stava il passaggio politicamente più grave, di «verità conculcata persino dalle massime autorità dello Stato». Oggi, dopo l’annuncio del governatore Francesco Rocca su un possibile chiarimento, torna a parlare con un altro post su Facebook circoscrivendo quanto detto a – come fatto dal presidente della Regione Lazione – «riflessioni personali» sul suo profilo social.


«Non sono un terrorista»

«Intendo scusarmi con quelli – e sono tanti, a partire dalle persone a me più vicine – a cui ho provocato disagi, trascinandoli in una situazione che ha assunto dimensioni per me inimmaginabili. Ho altresì il dovere di fare chiarezza su affermazioni che possono essere fraintese per l’enfasi di un testo non ponderato, ma scritto di getto sulla spinta di una sofferenza interiore che non passa ed è stata rinfocolata in questi mesi», scrive. De Angelis ci tiene a prendere le distanze dalla definizione di «ex-terrorista» di cui è stato tacciato in questi giorni perché – spiega – «non sono mai stato condannato per nessun atto criminale o gesto di violenza» e perché «un terrorista è una persona schifosa e vile».


Il chiarimento su Mattarella

Sottolinea di aver rispetto per le istituzioni democratiche e le alte cariche dello Stato. «Fra queste e prima di tutte, la Presidenza della nostra repubblica», puntualizza. Replica così a chi aveva letto tra le righe del suo primo post social un attacco frontale a Sergio Mattarella che lo scorso 2 agosto aveva ribadito l’accertata matrice neofascista di quanto successo il 2 agosto 1980 parlando di coperture e ignobili depistaggi. «In merito alla più che quarantennale ricerca della verità sulla strage di Bologna, l’unica mia certezza è il dubbio. Dubbio alimentato negli anni dagli interventi autorevoli di alte cariche dello Stato come Francesco Cossiga e magistrati come il giudice Priore e da decine di giornalisti, avvocati e personalità di tutto rispetto che hanno persino animato comitati come “E se fossero innocenti”», prosegue De Angelis.

I dubbi che restano

Riconosce di essere intervenuto sulla vicenda preso da spinte personale. Dopo il tentativo fallito di indicare suo fratello come esecutore della strage, riferisce di aver iniziare ad avere un atteggiamento scettico verso le indagini. Non rinnega, infatti, – e lo sottolinea a più riprese – che i suoi dubbi restano, «così come molti ne hanno espressi sulla sentenza definitiva contro Adriano Sofri senza per questo essere considerati dei depistatori».

La Russa: «Quello che ho detto in Aula il 2 agosto è già esaustivo»

Interviene anche Ignazio La Russa sul caso. «Dopo la mia commemorazione in Aula per le vittime dell’ attentato terroristico del 2 agosto non ho in alcun modo rilasciato, né personalmente né per interposta persona, alcuna altra dichiarazione o commento in proposito», dichiara il presidente del Senato. «Credo, d’altronde, fossero esaustive le mie parole sia sul dovere (“doverosamente”) del presidente di tutti i senatori di non tacere su una risultanza oggettiva (“la verità giudiziaria”), sia sul sollecitare ulteriori desecretazioni per fugare ombre e dubbi che tuttora persistono», aggiunge. E precisa che in merito alle dichiarazioni rese il 2 agosto in occasione del 43esimo anniversario della strage non ha intenzione di aggiungere altro, se non richiamare integralmente a quanto già detto.

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