È morto a 81 anni Sixto Rodriguez, il cantautore folk rock di Detroit simbolo della lotta contro l’apartheid in Sudafrica (a sua insaputa)

L’artista è diventato celebre per l’incredibile vicenda del suo successo in Sudafrica negli anni Ottanta, raccontata nel documentario “Searching for Sugar Man”

È morto a 81 anni Sixto Rodriguez, il cantautore folk rock di Detroit che, nel corso degli anni Settanta, divenne – a sua insaputa – uno dei simboli della lotta all’apartheid in Sudafrica. La storia è tornata alla ribalta nel 2012, grazie al documentario Searching for Sugar Man, vincitore di un premio Oscar. A darne notizia è stato lo staff, con una nota pubblicata sul sito ufficiale dell’artista e sui canali social: «È con grande tristezza che noi di Sugarman.org annunciamo che Sixto Diaz Rodriguez è deceduto oggi. Porgiamo le nostre più sentite condoglianze alle sue figlie – Sandra, Eva e Regan – e a tutta la sua famiglia». Non sono stati resi noti dettagli sulla morte del cantautore.


Chi era Sixto Rodriguez

Sixto Rodriguez è nato a Detroit il 10 luglio 1942. Sesto figlio (da qui il nome Sixto) di una famiglia di modeste condizioni. Il padre era di origine messicane e immigrato negli States negli anni venti, mentre la madre era statunitense, ma con origini origini native americane ed europee. La carriera di Sixto Rodriguez non prese subito il volo, anzi. All’inizio degli anni ’70, mentre faceva l’operaio si esibiva in diversi locali di Detroit. Dopo aver pubblicato due album (Cold fact nel 1970 e Coming from reality nel 1971, ndr) diversi critici paragonarono il suo lavoro a quello di Bob Dylan e di Cat Stevens, anche grazie ai temi sociali affrontati nelle sue opere. Malgrado ciò, i dischi negli Stati Uniti non ottennero un grande successo, tant’è che Rodriguez abbandonò la musica, tornò a fare l’operaio e il sindacalista, e mise su famiglia.


Il successo in Sudafrica negli anni Ottanta, a insaputa del cantautore

Nel frattempo però la sua musica arrivò in Australia, dove Rodriguez raccolse un discreto successo e tenne anche alcuni concerti. Nel 1977, all’insaputa di Rodriguez, l’etichetta australiana Blue Goose Music pubblicò una raccolta intitolata Rodriguez At His Best, contenente la musica dei suoi due album più alcune registrazioni inedite del terzo album accantonato. Il disco arrivò fino in Sudafrica, grazie anche alla diffusione di copie clandestine, e le canzoni di Rodriguez divennero dei veri e propri inni contro l’apartheid. Ad alimentare la fama di Rodriguez si aggiunsero anche diverse leggende metropolitane che alimentarono la leggenda intorno alla sua figura: alcuni sostenevano che si fosse suicidato, altri che si trovasse in carcere o in manicomio.

La scoperta del 1997 e il documentario Searching For Sugar Man

Rodriguez non venne a conoscenza di tutto questo clamore in Sudafrica fino al 1997, quando un giornalista musicale sudafricano aprì un sito per rintracciare tale “Sugar Man” (il nome del suo brano più noto), segnalando che si trattava di un uomo statunitense di nome Rodriguez, come riportato sulla copertina dell’album. Sempre nello stesso anno la figlia del cantautore venne a conoscenza di questa iniziativa, e fu così che scoprì il sito web sudafricano dedicato al padre. Dopo aver appreso la notizia, Rodriguez e il suo staff organizzarono sei concerti in Sudafrica, riscuotendo un grandissimo successo, raccontato nel documentario della South African Broadcasting Corporation del 2001: Dead Men Don’t Tour: Rodriguez In South Africa, 1998. Oltre un decennio dopo, nel 2012, il regista svedese Malik Bendjelloul (che si suicidò l’anno successivo, ndr) presentò un altro documentario proprio sull’exploit in Sudafrica di Rodriguez, intitolato Searching For Sugar Man. Il documentario vinse il premio Oscar nella categoria “Miglior Documentario” nel 2013. E così Sixto Rodriguez, ormai settantenne, arrivò in cima alle classifiche vincendo un disco d’oro e godendosi il meritato successo a distanza di oltre quarant’anni.

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