L’accusa di Massimo Giletti a Urbano Cairo: «Mi chiese di incontrare Berlusconi». La replica: «Tutto falso»

Il conduttore: trasmissione chiusa per le pressioni. L’editore: no, per gli ascolti

Il conduttore Massimo Giletti ha detto ai pubblici ministeri che indagano a Firenze sulle stragi del 1993 il 20 marzo scorso che l’editore di La7 Urbano Cairo gli ha chiesto di incontrare Silvio Berlusconi. Ma Cairo smentisce tutto. E dice che Non è l’Arena è stata chiusa per una decisione che ha preso «in base a costi e perdite». Le carte degli interrogatori si trovano nell’inchiesta per calunnia nei confronti di Salvatore Baiardo. Che è anche accusato di favoreggiamento a Marcello Dell’Utri e a Berlusconi in relazione alla presunta foto che ritrarrebbe l’ex premier e il generale dei carabinieri Francesco Delfino insieme a Giuseppe Graviano. Mentre l’indagine sui mandanti esterni delle stragi di Firenze, Milano e Roma prosegue nei confronti di Dell’Utri.


L’inchiesta

A raccontare oggi la vicenda che emerge dalle carte della procura di Firenze sono la Repubblica e il Fatto Quotidiano. Secondo Giletti l’incontro risale al 20 marzo 2023. Cairo gli chiese di incontrare Berlusconi dopo le puntate di Non è l’Arena su Cosa Nostra e la Trattativa Stato-Mafia. Secondo Giletti l’incontro serviva a far capire all’ex premier che il conduttore non ce l’aveva con lui. Mentre a febbraio sempre Cairo disse a Giletti che Paolo Berlusconi lo aveva chiamato per lamentarsi della trasmissione. Per il racconto di Salvatore Baiardo dell’incontro con il fratello di Silvio nell’allora sede de Il Giornale in via Negri. Giletti ha parlato con Luca Tescaroli, Luca Turco e Lorenzo Gestri. Tre settimane dopo quell’incontro con Cairo la trasmissione è stata chiusa. Nonostante sempre a marzo 2023 l’ad di La7 Marco Ghigliani scrivesse a Gianmarco Mazzi, amico ed ex agente di Giletti, di un possibile rinnovo biennale.


La smentita di Cairo

Sentito dai magistrati, l’editore di La7 e del Corriere ha smentito il conduttore. Il 28 giugno i magistrati lo sentono come persona informata dei fatti, quindi con l’obbligo di dire la verità. Ed esclude di aver chiesto al conduttore di incontrare Berlusconi. Giletti, risentito a luglio, offre altri dettagli. Parla dell’orario dell’appuntamento (le 18) mentre un carabiniere della sua scorta e la capoprogetto della trasmissione Emanuela Imparato confermano rispettivamente l’incontro (ma senza dettagli sul contenuto) e le confidenze di Giletti al termine dell’abboccamento. L’inchiesta nasce dall’intercettazione di una telefonata tra Giletti e l’ex dirigente Rai Giovanni Minoli. In cui si dice che la chiusura della trasmissione dipende da Berlusconi e non dai costi. I verbali non sono più coperti da segreto perché depositati dai pm per l’udienza del tribunale dei riesame sulla richiesta di arresto nei confronti di Baiardo.

Le parole di Giletti ai pm

Giletti svela ai pm che «proprio Paolo Berlusconi avrebbe chiamato Cairo, seccato per la messa in onda del programma. Mi sembra che fosse la metà di febbraio 2023. Paolo Berlusconi per quello che mi disse Cairo era molto seccato, perché veniva trattato ancora una volta, a distanza di anni, dell’episodio dell’incontro fra Baiardo e Paolo Berlusconi, e si lamentava del fatto che questa notizia riemergeva in un momento molto delicato, senza però specificare cosa intendesse con questo». Il giornalista precisa che Cairo sapeva chi fosse Baiardo perché «sono stato io a spiegargli chi era, e che parlava di Berlusconi».

La replica dell’editore

La replica dell’editore ai pm parte da Gianmarco Mazzi, ex manager del giornalista e adesso sottosegretario alla Cultura, «l’11 aprile»: «Gli ho chiesto se potesse venire da me e gli ho detto: “Guarda Gianmarco, mancano dieci puntate, perdiamo troppi soldi, non vogliamo andare avanti a questo punto perché i costi non si riescono a comprimere e quindi lo chiudiamo qua”». E Cairo aggiunge: «Ho detto semplicemente a Mazzi che, per motivi legati all’eccessiva onerosità e perdite del programma, preferivamo, visto che non intendevamo più andare avanti, visto che i costi non si potevano comprimere, intendevamo chiudere il programma».

Leggi anche: