Multe e fermi alle navi ong, Schlein attacca: «Reato di solidarietà». Meloni: «È la legge: noi contro la tratta di esseri umani»

È il terzo fermo amministrativo nei confronti di una nave ong in base del decreto Cutro

Duro botta e risposta tra la segretaria del Pd Elly Schlein e la premier Giorgia Meloni, dopo che la nave «Sea-Eye 4» dell’omonima Ong è finita sotto fermo amministrativo a Salerno. Non potrà lasciare il porto per 20 giorni perché i soccorritori sono accusati di «ripetuta violazione» del decreto Cutro del governo Meloni, il quale non consente i recuperi plurimi in mare di migranti dopo l’indicazione del porto di approdo in Italia. L’equipaggio della «Sea-Eye 4» ha, infatti, salvato 114 vite umane in tre operazioni di salvataggio consecutive nelle zone Sar libiche e maltesi. A confermarlo è stata la stessa organizzazione. Oltre al fermo, le autorità le hanno imposto anche «una multa di circa 3.000 euro». Nessun passo indietro, però, dal presidente di Sea-Eye che dichiara: «Se non lo avessimo fatto, le persone avrebbero perso la vita».


Schlein: «Prima chiedono il loro aiuto, poi le sanzionano»

Dura la reazione di Elly Schlein. «Ricevere una multa e un fermo per aver salvato più vite umane di quelle “autorizzate”: il decreto del governo Meloni costituisce il reato di solidarietà», denuncia in una nota. «Ci dicano: quelle persone in pericolo andavano forse abbandonate in mare? Il paradosso è che sempre più spesso è la Guardia Costiera italiana a richiedere il loro intervento di supporto. Si chiede supporto alle Ong – è accaduto persino quando le motovedette della Guardia Costiera hanno finito il carburante – ma al loro arrivo le si sanziona e criminalizza». Nei giorni scorsi, il governo Meloni ha dovuto di fatto chiedere aiuto e coordinare le navi umanitarie di fronte al numero crescente di partenze. In quell’occasione, tutte le operazioni delle Organizzazioni non governative erano, infatti, avvenute in coordinamento con le autorità italiane, incluse quelle (per la maggior parte) avvenute in acque di competenza maltese. Ma, ora, con queste sanzioni alle navi umanitarie, l’esecutivo sta mettendo in atto «una vera e propria guerra» alle Ong, colpevoli – quest’ultime – di «sopperire alla grave assenza di una missione istituzionale Ue di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, una Mare Nostrum europea. E in Europa – chiosa la segreteria dem – il governo muto».


La risposta della premier

«Reato di solidarietà? Facciamo applicare leggi e principi che esistono da sempre in ogni Stato – risponde Giorgia Meloni – non è consentito agevolare l’immigrazione illegale e favorire, direttamente o indirettamente, la tratta di esseri umani». La premier poi aggiunge: «Solidarietà è fermare i viaggi della speranza e le morti in mare. Perché contribuire ad arricchire chi organizza la tratta degli esseri umani non ha nulla a che fare con le parole solidarietà e umanità».

Tre fermi amministrativi in tre giorni

Si tratta del terzo fermo amministrativo di navi umanitarie in soli tre giorni. Stessa sorte, infatti, alla nave Open Arms dell’omonima Ong che da ieri è bloccata al porto di Marina di Carrara (Massa Carrara). Alla nave viene contestata l’inosservanza «dell’indicazione di andare direttamente al porto sicuro, che comporta la contestazione di una sanzione pecuniaria (3.500 euro) e del fermo amministrativo quale sanzione accessoria». A inizio settimana, invece, è toccato alla nave «Aurora» della Ong Sea Watch, accusata di aver attraccato a Lampedusa, dove ha fatto sbarcare 72 migranti, anziché dirigersi nel «porto sicuro» di Trapani. Anche in questo caso: 20 giorni di fermo e una multa di oltre 3mila euro comminata alla società armatrice dell’imbarcazione e al comandate della nave, uno svizzero di 37 anni.

«Il ministero dell’Interno, a richiesta della nave Aurora, aveva assegnato il porto di Trapani, ma dalla nave è stata paventata la mancanza di carburante, acqua e cibo necessari per arrivare a Trapani – si legge nel documento – Imrcc Roma comunicava quindi di contattare lo Stato di bandiera dell’imbarcazione, la Germania, e le autorità di Tunisi in quanto porto più vicino». L’Aurora ha però deciso autonomamente di dirigersi verso Lampedusa, anziché richiedere il porto sicuro di Zarzis «concorrendo – scrivono Guardia costiera e Questura di Agrigento – a creare una situazione di pericolo a bordo, derivante dal ritardato sbarco dei migranti presso il più vicino approdo».

Caos (anche) sulla terraferma

La strategia dell’esecutivo nei confronti dell’immigrazione sembra creare caos anche sulla terraferma. Sull’allarme lanciato dai sindaci di centrodestra e centrosinistra relativo all’inefficacia del sistema di accoglienza dei migranti, in particolare dei minori non accompagnati, è intervenuto anche il presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Durante il Meeting di Cl, Decaro ha fatto sapere che i Comuni chiederanno «al governo di ampliare i posti Sai per evitare che i costi della accoglienza dei minori cadano sul Comuni e di modificare i centri di accoglienza ed asilo: siano più piccoli e distribuiti equamente perché si possa parlare davvero di accoglienza». Quello che chiedono gli amministratori locali è una maggiore «collaborazione» dell’esecutivo: «Noi continueremo a lavorare con il governo come sempre su accoglienza e integrazione ma ci sono dei problemi», ha detto Decaro. «Tutti i sindaci – ha concluso – si sentono in trincea a prescindere dal colore politico». 

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