Scuola, il governo vuole fermare i ricorsi contro le bocciature (che spesso si vincono al Tar)

Il ministero dell’Istruzione ha già istituito un gruppo di lavoro che dovrà definire norme più severe per contrastare questa abitudine

Restituire autorevolezza agli insegnanti. È il ragionamento alla base della riforma dell’Istruzione sul tavolo del governo Meloni dopo l’ennesima sentenza del Tar che ha messo in discussione la bocciatura di un’alunna poiché la regola «deve essere la promozione». Il ministero, spiega il Messaggero, ha già istituito un gruppo di lavoro composto da esperti di diritto scolastico e giurisprudenza amministrativa, che dovranno definire norme più severe in materia. L’ultimo caso di ribaltamento della valutazione scolastica risale a ieri: una ragazza di prima media dell’Istituto comprensivo statale di Tivoli, in provincia di Roma, è stata ammessa alla classe successiva nonostante le carenze riscontrate in sei materie (geografia, francese, matematica, scienze, inglese e musica). I professori avevano deliberato all’unanimità la bocciatura parlando di «risultati complessivamente insufficienti in quasi tutte le discipline». Nello scrutinio i docenti avevano, inoltre, riconosciuto il comportamento «buono» dell’alunna, ma «scarso e inadeguato sia nell’esecuzione dei compiti che nello studio».


Da qui la decisione di non ammetterla all’anno successivo. Decisione che, però, non era andata giù ai genitori della ragazza. Questi ultimi, assistiti dai legali Michele Bonetti e Silvia Antonellis, avevano presentato ricorso davanti al Tribunale amministrativo, chiedendo l’annullamento del provvedimento. Sulla decisione dei giudici è intervenuto il mondo della politica. Matteo Salvini ha definito quella del Tar una «scelta sbagliata, diseducativa, irrispettosa del lavoro degli insegnanti che hanno seguito la ragazza. La promozione è un diritto? Da papà, non penso che così facendo i genitori abbiano aiutato la figlia a crescere». Dello stesso tono anche la reazione della sottosegretaria all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti, secondo cui «la tendenza di contestare le decisioni delle istituzioni scolastiche attraverso mezzi legali solleva alcune riflessioni. La valutazione del rendimento degli studenti è un compito delicato, affidato ai docenti che li seguono durante il percorso, basandosi sulla propria esperienza e sulla conoscenza approfondita dei progressi degli alunni all’interno del contesto scolastico-didattico. In alcuni casi, il ripetere un anno potrebbe costituire un’opportunità preziosa per la crescita dell’alunno», ha concluso Frassinetti. 


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