Marcello De Angelis getta la spugna dopo le polemiche sulla strage di Bologna: si è dimesso da capo comunicazione della Regione Lazio

Il noto militante dell’ultradestra lascia e fa mea culpa per le sue vecchie frasi antisemite: nessun ripensamento invece sulla difesa di Fioravanti, Mambro e Ciavardini

Marcello De Angelis getta la spugna. Il responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, finito in un vortice di polemiche dopo le sue frasi di inizio agosto sulle responsabilità della strage di Bologna, ha rassegnato le dimissioni dal proprio incarico. De Angelis ha comunicato la propria irrevocabile decisione al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca – riferisce l’Ansa – con una lettera, dopo averla anticipata nel corso di un colloquio privato. Il presidente Rocca, si apprende, ha accettato le dimissioni di De Angelis con effetto immediato. «Con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza», aveva detto pochi giorno dopo l’anniversario della strage il responsabile della comunicazione della Pisana, già noto militante dell’ultradestra romana. Nelle settimane seguenti era anche riemersa una sua canzone degli anni ’90 in cui De Angelis metteva in fila una serie di macabre frasi antisemite sulle vittime delle stragi del gruppo terroristico palestinese Settembre Nero. La mossa di De Angelis anticipa quello che sarebbe stata la sua possibile defenestrazione. Venerdì prossimo, 1°settembre, era infatti in programma un consiglio regionale straordinario sulla vicenda.


Il commento di Rocca

«Prendo atto delle dimissioni di De Angelis dal ruolo di capo della comunicazione istituzionale della Regione Lazio. Lo ringrazio per il prezioso lavoro svolto finora e per il senso di responsabilità dimostrato. Così come ha la mia gratitudine per aver messo al riparo l’Istituzione che presiedo dalle inaccettabili strumentalizzazioni di queste settimane, pagando il prezzo per una canzone scritta 45 anni fa e rispetto alla quale ha manifestato pubblicamente tutto il suo imbarazzo e orrore. Testo, peraltro, già noto quando in passato aveva ricoperto ruoli come quello di parlamentare e direttore di testate. Posso testimoniare in prima persona l’evoluzione della personalità di De Angelis. Un percorso di maturazione, di autoconsapevolezza e di trasformazione interiore. Sicuramente tutto questo non può cancellare il suo passato, ma ha forgiato e continuerà a formare il suo presente e il suo futuro».


Mea culpa per l’antisemitismo, nessun passo indietro su Bologna

L’ormai ex dipendente della Pisana, nella lettera inviata a Rocca, tende a rimarcare che il suo unico errore riguarda la canzone antisemita, composta decenni fa: nessun ripensamento sulla difesa di Fioravanti, Mambro e Ciavardini, dunque. «Egregio Presidente, dopo attenta riflessione, mi trovo nelle condizioni di dover fare una scelta di cui mi assumo tutta la responsabilità. Sono stato messo alla gogna per un post su Facebook in cui ho espresso perplessità su una vicenda giudiziaria sulla quale molti altri prima e meglio di me e in modo più autorevole, si erano pronunciati in maniera analoga. Rivendico il diritto al dubbio e al dissenso anche se non posso negare di essermi espresso in modo inappropriato e per questo ho chiesto scusa», ha scritto De Angelis.

«La mostruosa macchina del fango può stritolare chiunque e mi ha preso di mira mettendomi alla gogna rovistando nella mia vita. Ho pagato tragicamente per metà della mia esistenza colpe che non avevo, ma non posso affrancarmi dall’unica cosa di cui mi sento vergognosamente responsabile: aver composto in passato un testo di una canzone che considero un messaggio di odio insensato nei confronti di esseri umani senza colpa, molti dei quali sono oggi miei amici e amiche, colleghi, vicini di casa, persone che apprezzo, ammiro, a cui voglio bene e persino miei familiari. Non so se potrò mai perdonarmi per questa cosa e non mi aspetto che lo facciano altri. Non posso consentire che le mie responsabilità passate possano macchiare o offuscare lo straordinario lavoro che tante persone migliori di me stanno compiendo per il bene comune». E ha concluso: «È con grande tristezza che ritengo non ci sia altra scelta per me che riprendere la mia strada lontano da questa Istituzione nella speranza di chiudere i conti con il passato e trovare il modo di riparare a qualunque mio precedente errore».

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