La disperazione della famiglia di Kevin Laganà, il più giovane degli operai morti a Brandizzo: «Lavorava giorno e notte: non temeva niente»

«Non ho mai pensato che fosse un lavoro pericoloso, in teoria non lo è, quando fai manutenzione e non c’è nessuno sui binari»

«Non si può morire così». A dirlo è Melania, che per Kevin Laganà – la più giovane vittima travolta da un treno regionale senza passeggeri vicino alla stazione di Brandizzo, sulla linea Milano-Torino – era come una mamma. «Non aveva paura di niente Kevin, lavorava di giorno e di notte. Da due anni aveva trovato questo lavoro», dice la donna a la Repubblica aggiungendo, inoltre, di aver visto il 22enne «l’ultima volta ieri (mercoledì 30 agosto, ndr), poi è uscito come sempre per lavorare. Non ho mai pensato che fosse un lavoro pericoloso, in teoria non lo è, quando fai manutenzione e non c’e nessuno sui binari. Io gli dicevo comunque di stare attento ma sono cose che si dicono». Di Kevin e suo fratello, la donna ricorda: «Non erano figli miei ma li ho cresciuti io Kevin e suo fratello». Nel frattempo, la pm Nicodemi che coordina le indagini per la procura di Ivrea ha disposto l’acquisizione dei primi filmati delle telecamere di videosorveglianza della stazione di Brandizzo, a cui si aggiungeranno le informazioni raccolte dai rilievi di carabinieri e agenti della Polfer. L’indagine dovrà provare a dare una risposta su un incidente che appare inspiegabile per la sua gravità. Ciò che è certo, al momento, è lo strazio delle famiglie dei cinque operai. «Come si fa a dire che erano a pezzi, sono persone non puzzle», spiega Cinzia, una cugina di Kevin al quotidiano. «Sono arrabbiata, non so chi ha sbagliato ma cinque persone investite non sono un incidente. Cinque persone sono morte è evidente che qualche errore è stato commesso», conclude.


Foto copertina: ANSA/TINO ROMANO | I parenti di Kevin Laganà


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