Caivano, l’autore dei WhatsApp per «inscenare» l’accoglienza a Meloni si difende: «Ma quale claque, siamo tutti cittadini»

La replica alle polemiche di Antonio Iannone, senatore e commissario campano di Fratelli d’Italia: «Il mio pensiero è stato travisato»

Era Antonio Iannone, senatore e commissario campano di Fratelli d’Italia, l’autore delle raccomandazioni che sono state poi riportate nelle chat Whatsapp circolate ieri che hanno imbarazzato FdI in occasione della visita di Giorgia Meloni a Caivano. «Signori, giovedì mattina ci sarà il presidente Meloni a Caivano per il grave accaduto. L’appuntamento è per le 10 al Parco Verde presso la chiesa di S. Paolo Apostolo di Don Patriciello. Dobbiamo mobilitarci per portare persone, ma non con simboli di partito. Le persone devono sembrare persone qualunque che accolgano Giorgia festanti anche per bilanciare eventuali contestatori (lì sarà pieno di redditi di cittadinanza)», si leggeva in uno degli screenshot del messaggio, diventati virali in poche ore. Oggi Iannone tenta una giustificazione. «Quel messaggio è una resa infedele di ciò che intendevo raccomandare. Io ho raccomandato tramite colleghi parlamentari e presidenti provinciali quello che era ovvio, cioè che chi voleva venire non doveva portare simboli di partito e doveva tenere un comportamento sobrio vista la circostanza tragica e l’ambiente che poteva presentare provocazioni. Chiarendo, semmai ce ne fosse bisogno, che si trattava di un fatto istituzionale e non partitico», spiega Iannone al Corriere della Sera.


«È stato tradotto male il mio pensiero»

«Non ho interagito con nessun militante, se non con il mio accompagnatore d’auto. Non so chi abbia girato questi messaggi, posso dire che le uniche interlocuzioni le ho avute con parlamentari e presidenti provinciali, ai quali ho raccomandato quanto detto. Ma le sembra che si potesse organizzare una claque con i deputati e i senatori, con personalità politiche comunque note?», prosegue il commissario di FdI. Quanto alla frase sul non sembrare cittadini qualunque dichiara: «Quel messaggio non è mio, suppongo che qualcuno lo abbia inviato interpretando male il mio pensiero. Non so cosa significhi “sembrare”, siamo tutti cittadini qualunque. È stato tradotto male il mio pensiero. Io ho detto di stare in mezzo alla gente e qualcun altro ha reinterpretato in senso sbagliato, di sembrare cittadini qualunque». Chi sia stato pare non saperlo neanche lui, o almeno così riferisce. E aggiunge: «Ciò che intendevo trasmettere a voce è: manteniamo un comportamento sobrio e non cadiamo nelle provocazioni». 


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