La rapina a Sainz è stato un «colpo pianificato»: nell’inseguimento cinghiate e un tentativo di morso. Nella banda anche un 16enne

I tre sono stati bloccati dallo stesso ferrarista che li aveva inseguiti con il suo manager. Quest’ultimo, dopo essere caduto a terra, è stato più volte colpito. Uno dei rapinatori avrebbe anche provato a morderlo

È stata una «rapina pianificata» quella che ha colpito il ferrarista Carlos Sainz. Ne è convinta la pm Silvia Bonardi, che nella convalida del fermo per i tre ragazzi arrestati scrive: «Le circostanze e modalità della rapina, la “scelta” della vittima e, sopratutto, il valore non comune dell’orologio da polso sono indicativi di una pianificazione del colpo». La banda era composta da un 19enne e un 20enne, finiti nel carcere di San Vittore, e un 16enne, che inizialmente si pensava maggiorenne. Dopo l’esame osseo, però, è emerso che il ragazzo fosse un minore e ora per lui è in corso la ricerca di un posto in un Cpa carcerario adatto.


La rapina

Il gruppo avrebbe saputo come e quando intervenire, aspettando il momento opportuno con l’ingresso del pilota della Ferrari dall’hotel Armani, alla fine di una giornata che lo aveva visto sul podio del Gp di Monza, chiuso in terza posizione. Quando era ancora per strada, Sainz è stato avvicinato da uno dei rapinatori e gli ha bloccato il braccio. A quel punto gli è stato strappato con violenza l’orogloio Richard Mille, del valore di circa 315mila euro. Preso l’orologio, i tre hanno provato a scappare, mentre cercavano di allontanare a colpi di cinture il pilota e il suo manager, che intanto si erano messi a inseguirli. Uno dei tre ha anche tentato di colpire il manager di Sainz con un pugno in faccia. L’uomo è caduto per terra e uno dei rapinatori avrebbe anche tentato di morderlo. Sainz e il manager, aiutati da alcuni passanti, sono riusciti a bloccare i giovani rapinatori fino all’arrivo della polizia. Per gli inquirenti , i tre «usavano violenza e minaccia anche al fine di guadagnarsi impunità». Tutti di origine marocchina, secondo la procura di Milano i tre, trovati senza documenti, per le modalità con cui hanno messo in atto la tentata rapina hanno dimostrato una «spiccata pericolosità sociale», oltre che una «indole violenta».


L’interrogatorio

Davanti al gip Sofia Fioretta, due della banda hanno ammesso di aver strappato l’orologio dal polso del pilota della Ferrari, ma negato di aver pianificato il colpo. Nel corso dell’esame davanti al gip, i due maggiorenni non hanno dato altre indicazioni su una possibile “regia” dietro la rapina, come sospettato dalla procura alla luce di precedenti casi simili. La gip si è riservata di decidere sulla richiesta di convalida fino a domani, ma l’esito sembra scontato.

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