L’ex ministro e la strage di Ustica: «Dalla Francia un muro di gomma. Noi un paese a sovranità limitata»

Salvo Andò racconta gli incontri con Mitterrand: «Una ferita ancora aperta»

L’ex ministro della Difesa del governo Amato Salvo Andò dice che la Francia su Ustica è sempre stata reticente. E in imbarazzo. Dopo l’intervista rilasciata a la Repubblica dal Dottor Sottile tocca al collega di partito ribadire le accuse a Parigi. E la tesi del missile francese che ha colpito per errore il Dc9 Itavia mentre cercava di uccidere Gheddafi. Che però non era in volo quella notte sull’aereo. «Ogni volta che provavo a parlarne con il mio collega e compagno di partito, Pierre Joxe, col quale ero in ottimi rapporti, lui si ritraeva», ricorda Andò. Mentre alla richiesta di trasparenza fatta al presidente François Mitterrand lui «non disse una parola, con l’aria del padreterno. Reiterai la mia richiesta alla fine dei lavori. Si mostrò infastidito. Amato mi fece cenno di lasciar perdere», ricorda in un’intervista rilasciata a Concetto Vecchio de la Repubblica.


La resistenza passiva di Parigi

Mentre Parigi ribadisce di aver fornito ogni elemento sulla strage e Stefania Craxi parla di “falso storico” a proposito del ruolo del padre, Andò definisce la situazione dell’epoca «un muro di gomma. Agli americani e ai francesi dava fastidio il nostro rapporto amichevole con il regime libico». A Joxe chiese dei movimenti della portaerei francese Clemenceau in zona. La replica grondava «imbarazzo. Nella consapevolezza che nell’opinione pubblica internazionale i francesi erano i principali indiziati, per via dei loro cattivi rapporti con Gheddafi». Perché i francesi «hanno sempre opposto una resistenza passiva all’accertamento della verità, non prove a discolpa». Della strage l’ex ministro ricorda «a caldo il grande imbarazzo degli ambienti militari. Non era tanto dettato dalla necessità di occultare una responsabilità, quanto da una resistenza culturale, che li portava a coprire in ogni caso affari a loro giudizio riservati, anche di fronte alla magistratura». Col tempo emersero però anche i depistaggi. «Alcuni, come le manipolazioni dei nastri radar, davvero grossolani».


Un paese a sovranità limitata

Per Andò tra i militari serpeggiava «probabilmente l’idea che la collaborazione con i magistrati potesse nuocere alle nostre buone relazioni internazionali». L’ex ministro ricorda che «allora erano in molti a pensare che eravamo un Paese a sovranità limitata. Perciò mi colpiscono quelli che ora criticano Amato, e che si chiedono quale sia il disegno». Mentre «Amato parla adesso perché ora ci sono le condizioni per esigere dalla Francia piena collaborazione». Non poteva dirlo prima? «Del vecchio establishment non c’è più nessuno. C’è una nuova generazione al potere. E Ustica è ancora una ferita aperta, che mai si rimarginerà. Una vicenda incredibile che ci interpella». Andò ribadisce che un ex premier non è un confidente: «La sua è un’iniziativa politica: la Libia di Gheddafi non c’è più, la Francia potrebbe provare a riscrivere la sua storia».

Il governo Meloni

Secondo Andò la tesi della bomba fa parte dei depistaggi. Mentre c’è chi pensa che l’idea di chiedere la verità ai francesi rappresenti un favore a Giorgia Meloni. «Tanta diffidenza verso l’iniziativa di Amato può celare il timore che l’attuale governo non disponga di una capacità negoziale adeguata». Perché Amato è intervenuto? «A un certo punto della propria vita si ha l’urgenza di tornare sui propri passi, di ripensarli. Ustica è una grande tragedia nazionale. Ma siamo ancora in tempo per la verità».

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