«La Juventus è in vendita: la famiglia Agnelli è pronta a cedere il controllo». Ma Exor smentisce

L’indiscrezione: i bianconeri pesano troppo sui conti di Exor. Il prezzo fissato è di un miliardo e mezzo. Ma un portavoce: voci destituite di fondamento

La famiglia Agnelli ha deciso di vendere la Juventus? Il rosso del club di calcio non è più sostenibile per Exor. E allora ecco l’idea di una vendita per risolvere una situazione contabile ormai compromessa: perdite per 240 milioni, ricavi a quota 600 e debiti superiori, fino a un valore di Borsa di 800 milioni. A scrivere della decisione della famiglia è oggi il Giornale in un articolo a firma di Osvaldo De Paolini e Tony Damascelli. Ma un portavoce di Exor smentisce tutto con l’agenzia di stampa Ansa: «Le ipotesi sono destituite di fondamento». Secondo il quotidiano dopo i disastri (economici) della gestione di Andrea Agnelli, la finanziaria di famiglia non vuole più addossarsi l’impegno di sovvenzionare la squadra. E allora via alla ripulitura dei conti e poi alla vendita. Per un prezzo che dovrebbe arrivare a un miliardo e mezzo di euro.


Da Calciopoli ad Andrea

Dopo la scomparsa di Gianni, Umberto e Susanna la guida è in mano a John Elkann. Che ha dovuto affrontare le liti in tribunale con la madre Margherita Agnelli. Che ha contestato gli accordi del 2004 sul patrimonio di famiglia. E oggi sul tavolo del giudice a cui si è rivolta c’è anche il mistero dei quadri d’autore spariti. Ma la molla che ha fatto scattare la decisione di Exor è stata l’epilogo della presidenza di Andrea Agnelli. Nel 2006 lo scandalo di Calciopoli obbligò la famiglia a disfarsi dell’intera dirigenza: Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Roberto Bettega vennero sacrificati sull’altare del club. L’epopea di Andrea è stata caratterizzata da nove scudetti vinti e dal sogno Champions League inseguito con l’acquisto di Cristiano Ronaldo. Ma alla fine ha portato a una situazione simile a quella del 2006.


Le ricapitalizzazioni

Ovvero alle ricapitalizzazioni per 500 milioni da parte di Exor e dalla vergogna per le vicende giudiziarie legate alle plusvalenze. Che hanno infine portato a un’altra rivoluzione nel management. Ma anche alla definizione di «società fuori controllo» per le perdite. Oggi Exor non vuole più perdere soldi con la Juve. E allora ecco l’ipotesi di riequilibrare l’asset, mettere a posto i conti (evidentemente attraverso il taglio di costi di stipendi e cartellini dei calciatori) e di vendere tutto. A un prezzo congruo: un miliardo e mezzo di euro è la richiesta. Una cifra che va commisurata al valore dei club che hanno un blasone simile in Europa. Per il Manchester United si parlava fino a qualche tempo fa di cifre che andavano dai 4,4 ai 7 miliardi di euro.

Gli altri asset

Non solo. In casa Agnelli si sta ragionando anche su altri asset. Come la Repubblica e La Stampa. Il loro acquisto fece scalpore mentre Exor si prendeva anche l’Economist. Ma mentre il settimanale ha i conti a posto, l’avventura editoriale non sta portando i risultati economici e politici sperati. Anche perché «il prodotto è tale e non può cambiare», dicono in ambienti torinesi. Ma è proprio la città di Torino a non essere più al centro degli interessi della famiglia. La Fabbrica Italiana Automobili Torino si è trasformata in una società di investimento con sede ad Amsterdam. E ha sviluppato il suo business in investimenti completamente diversi. Come le partecipazioni in società del lusso (Louboutin) e medicali (Mérieux, Lifenet, Healthcare).

L’addio a Torino

Questo ha portato a oltre 41 miliardi di ricavi aggregati con un utile di 4,2 miliardi e a un valore di Borsa pari a 20 miliardi. Ma anche all’addio a una Torino sempre più lontana dai pensieri (e dagli interessi) di Famiglia. «Quel che va bene per la Fiat va bene per l’italia», era la storica frase di Vittorio Valletta. Oggi non è più così. I tempi cambiano. Anche per la Juve. L’ex portiere e allenatore della Nazionale Dino Zoff, bandiera della Juventus, ha parlato dell’ipotesi vendita oggi a Radio Anch’io – Lo sport. «La vendita della Juventus da parte della famiglia Agnelli sarebbe tragica, perché loro rappresentano un’istituzione del Paese. Il mondo cambia ma gli Agnelli rimangono gli Agnelli, loro sono stati la Juventus». E ancora: «Se dovesse succedere ciò rimarrei deluso: per me la tradizione vale, non è una cosa da cambiare perché cambia il tempo. Vendere anche la Juventus sarebbe troppo».

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