Caso maltrattamenti, la procura di Brescia prende le distanze dal pm che vuole archiviare le botte in casa perché sono un «fatto culturale»

Un pubblico ministero vuole archiviare un marito maltrattante originario del Bangladesh. Scoppia la polemica e arriva la nota del procuratore Prete

Continua a far discutere l’espressione scelta da un pubblico ministero di Brescia riguardo il caso di una donna del Bangladesh che ha denunciato l’ex marito per maltrattamenti. Il pm ha chiesto l’archiviazione dell’imputato perché i maltrattamenti fatti sono connessi all’«impianto culturale» del paese d’origine della coppia e non alla coscienza del maltrattante. Una decisione questa che non è stata apprezzata dalla procura di Brescia che si dissocia dal suo stesso pubblico ministero. In una nota, firmata dal procuratore Francesco Prete, la procura «ripudia qualunque forma di relativismo giuridico, non ammette scriminanti estranee alla nostra legge ed è sempre stata fermissima nel perseguire la violenza, morale e materiale, di chiunque, a prescindere da qualsiasi riferimento ‘culturale’, nei confronti delle donne».


«Il magistrato è autonomo, le sue conclusioni sono attribuibili solo a lui»

Nel testo si sottolinea che «in base alle norme del codice di procedura penale (…) nell’udienza, il magistrato del pubblico ministero esercita le sue funzioni con piena autonomia» e che sulla scorta dell’ordinamento giudiziario, le conclusioni rassegnate in aula «non possono essere attribuite all’ufficio nella sua interezza, ma solo al magistrato che svolge le funzioni in udienza». Oltre a prendere le distanze a nome dell’ufficio dal sostituto bresciano che, nel chiedere l’assoluzione dell’uomo, ha affermato che «i contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell’imputato sono il frutto dell’impianto culturale e non della sua volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia della medesima», il Procuratore ha tenuto a sottolineare che «le richieste di ispezioni ministeriali tese a verificare tale assunto ci lasciano assolutamente tranquilli, essendo tutti i magistrati dell’ufficio sicuri di avere sempre agito nel rispetto della legalità, secondo i parametri fornitici dalla Costituzione e dalla legge».


Le reazioni della politica

Sulla vicenda non è mancato lo sdegno bipartisan. Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha chiesto al ministro Nordio una ispezione urgente sulla procura di Brescia. «È incredibile quanto sta accadendo in quella città. Apprendo con sconcerto che un pubblico ministero chiede di assolvere una persona del Bangladesh che ha maltrattato la moglie perché questa condotta sarebbe ‘frutto della sua cultura’», ha dichiarato in una nota. «Facciamo processi ad un giornalista soppesando parola per parola e tolleriamo che un magistrato usi argomenti di questa natura? Questa persona va cacciata oggi stesso della magistratura», conclude. Ferma condanna arriva anche dai 5 stelle che parla di «salto indietro un secolo», così come anche il numero uno di Palazzo Madama Ignazio La Russa per cui «giustificare un’attenuante è incomprensibile» e la presidente di Azione Mara Carfagna che parla di Costituzione calpestata.

(in copertina foto di Tingey Injury Law Firm su Unsplash)

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