La Bce boccia la tassa sugli extraprofitti. «Crea un quadro fiscale incerto»

Raccomandata un’analisi da parte del governo Meloni: «Bisogna capire eventuali rischi per la stabilità»

«L’imposta straordinaria può rendere più costoso per le banche attrarre nuovo capitale azionario», in quanto gli investitori «potrebbero avere meno interesse a investire» in banche italiane «che hanno prospettive più incerte». A scriverlo è la Bce nel parere legale sulla tassa sugli extraprofitti. Inoltre, «la sua natura retroattiva può alimentare la percezione di un quadro fiscale incerto e dar luogo a un ampio contenzioso, creando problemi di incertezza giuridica», spiega la Banca centrale europea. Il parere legale offre un quadro impietoso sul provvedimento del governo Meloni. Per valutare se la tassa sugli extra profitti delle banche «pone dei rischi per la stabilità finanziaria, e in particolare se ha il potenziale di compromettere la capacità di tenuta del settore bancario e di causare distorsioni del mercato», la Bce consiglia che «il decreto-legge sia accompagnato da un’analisi approfondita delle potenziali conseguenze negative per il settore bancario. Tale analisi dovrebbe illustrare in dettaglio, in particolare, l’impatto specifico dell’imposta straordinaria sulla redditività a più lungo termine e sulla base patrimoniale, sull’accesso ai finanziamenti e sulla concessione di nuovi prestiti e sulle condizioni di concorrenza sul mercato, e il suo potenziale impatto sulla liquidità». «La base sulla quale sarebbe stabilita l’imposta straordinaria – spiega il parere della Bce – non prende in considerazione l’intero ciclo economico e non comprende, tra l’altro, le spese operative e il costo del rischio di credito, come indicato in precedenza». E ancora: «Per effetto dell’applicazione generale dell’imposta straordinaria, gli enti creditizi che hanno minore solvibilità, o che sono maggiormente concentrati sull’erogazione del credito (quali le banche di piccole dimensioni) oppure che hanno proiezioni patrimoniali impegnative potrebbero vedere ridotta la loro capacità di assorbire potenziali rischi al ribasso di una recessione economica».


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