Messina Denaro, altra notte di emergenza a L’Aquila: l’ex latitante in fin di vita è assistito da medici e forze dell’ordine

Secondo quanto si apprende da fonti mediche, in queste ore, dopo il collasso di ieri, sono migliorati i parametri della pressione e della diuresi

Sono trascorse circa 24 ore dalla constatazione dell’irreversibilità delle condizioni di salute del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro. E nel reparto detenuti dell’ospedale de L’Aquila ci si prepara per un’altra notte di emergenza. A quanto apprende Ansa, nella cella del nosocomio abruzzese intorno a Messina Denaro ci sono medici e paramedici – che lo assistono dall’8 agosto -, ma anche le forze dell’ordine, una decina tra uomini in divisa e in borghese, visto anche il rafforzamento delle misure di sicurezza da ieri, 22 settembre. Il boss mafioso, arrestato lo scorso 16 gennaio dopo una latitanza lunga quasi trent’anni, è malato di tumore al colon in stato avanzato. Da giorni è in carico al team della terapia del dolore e non più agli oncologi, è sedato, e non viene più alimentato. Secondo alcune fonti mediche – citate dall’agenzia stampa – in queste ore, sarebbero migliorati i parametri della pressione e della diuresi, pur in un quadro generale compromesso.


Il 12 settembre scorso, le condizioni di salute di Messina Denaro sono peggiorate e i medici hanno escluso un suo ritorno in carcere. A poco è servito l’intervento chirurgico a cui è stato sottoposto: nell’ultima settimana, infatti, il boss di Cosa Nostra è andato in coma per la reazione a farmaci somministrati per la terapia del dolore, alternando momenti di lucidità ad altri di debolezza. Alla fine, il coma è diventato irreversibile e i medici dell’ospedale San Salvatore non hanno potuto fare altro che interrompere la sua alimentazione. I familiari e la giovane figlia Lorenza – che ha chiesto e ottenuto di portare all’anagrafe il nome del padre – da alcune settimane si sono trasferiti all’Aquila e si sono, inoltre, battuti perché l’ex padrino finisse i suoi giorni in ospedale e non dietro la sbarre in regime di 41 bis. Nel frattempo, la federazione sindacati autonomi (Cnpp) ha invitato con una nota a non dimenticare il lavoro della polizia penitenziaria che «sta favorendo ogni trattamento umano, nonostante le difficoltà di organico e di carichi di lavoro».


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