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Milano, il radiologo pendolare che fa 200 lastre al giorno a 80 anni: «Ma non rubo il lavoro ai giovani»

25 Settembre 2023 - 08:27 Redazione
pietro bertolotti
pietro bertolotti
Pietro Bertolotti lavora nel capoluogo lombardo, a Pavia e a Vigevano

Pietro Bertolotti, radiologo classe 1943, fino al 2003 ha lavorato al Policlinico San Matteo di Pavia. Dopo la pensione è arrivata per lui la chiamata dal gruppo San Donato. Da allora lavora a partita Iva tra Milano, Vigevano e Pavia. E a più di ottant’anni arriva a fare 200 lastre al giorno. «Ma non rubo il lavoro ai giovani», dice in un’intervista all’edizione milanese del Corriere della Sera. Nel colloquio con Sara Bettoni fa sapere che considera il lavoro «qualcosa di fisiologico. A casa ricordo che erano sempre tutti impegnati: i miei genitori erano dipendenti della municipalizzata di Pavia. Uscivano e rientravano ad orari fissi, avevano ferie programmate. Ho trasmesso lo stesso senso di responsabilità ai miei figli».

La settimana

La sua settimana oggi è piuttosto impegnata: «La sveglia suona alle 6.30, alle 7.15 sono al volante diretto al Policlinico San Donato dove lavoro il giovedì pomeriggio e tutte le mattine, tranne il venerdì. Nelle ore rimanenti sono in servizio all’istituto Città di Pavia. Copro qualche ora anche a Vigevano». Oggi fa dalle 150 alle 200 lastre al giorno: «La maggior parte sono solo da refertare. Potrei farlo al pc ma preferisco, quando riesco, scambiare due parole con il paziente. È il momento più importante, permette di risolvere problemi che sarebbero difficili da sbrogliare guardando solo la radiografia». Oggi, dice, paga «un sacco di tasse». Ma non si lamenta: «Mi resta circa la metà del compenso. Ma il guadagno si somma alla pensione».

I giovani e l’esperienza

Anche altri suoi colleghi sono stati reclutati: «Li ho salutati al San Matteo e me li sono ritrovati nella nuova clinica. E poi io mi interesso di radiologia tradizionale, che piace poco ai giovani. Loro preferiscono le risonanze, le tac e le ecografie». E i giovani? «Al San Donato sono a contatto con gli specializzandi. Cerco di trasmettere loro quello che so: dopo 55 anni mi spiacerebbe buttare al vento l’esperienza. Alcuni sprigionano voglia di impegnarsi, li considero come la vecchia guardia nostra. Altri hanno minor senso del sacrificio».

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