Cristiano Giuntoli e il nuovo spirito della Juventus: «Vogliamo vincere ma ci vuole tempo»

Il nuovo footbal director dei bianconeri: il primo obiettivo è la qualificazione in Champions League

Cristiano Giuntoli, 51 anni, è il nuovo football director della Juventus. Arriva dal Napoli, dopo un tira e molla con il presidente Aurelio De Laurentiis durato per tutta l’estate. E oggi si racconta in un’intervista a Repubblica. Sostenendo che con i bianconeri si sente già a casa: «Ricordo le prime trasferte col babbo: a Firenze, attenti a non esultare, o a Bologna, dove una volta abbiamo preso l’acqua tutto il tempo, e a mia madre avevamo detto che eravamo in tribuna coperta, oppure a Pistoia, gol di Cuccureddu, Brady, Tardelli. Poi le trasferte in bus a Torino con un club di Prato. E nel ’98 guidai fino ad Amsterdam per la finale di Champions persa con il Real, gol in fuorigioco di Mijatovic, mi è rimasta qui. Il giorno dopo ero regolarmente a fare allenamento con l’Imperia».


Il mandato

Giuntoli spiega il mandato della proprietà bianconera: «Io ho sempre fatto con quello che avevo a disposizione, per indole e per convinzione. In un momento di grande crisi del calcio italiano, c’è bisogno di fare di necessità virtù. Inseguire la sostenibilità, creare un meccanismo di autosussistenza in cui puoi spendere in base a ciò che incassi. Abbassare il monte ingaggi e l’età media, avere più giovani che possano crescere nel club e costituire un valore. In più, creare un ambiente che guardi non solo al risultato ma alla prestazione». Vincere, spiega, rimane la cosa più importante: «Ma se vogliamo crescere dobbiamo analizzare le prestazioni. E questo richiede tempo». Quanto? «Ragioniamo sulla media distanza, ma porre un termine significa anche creare un limite, e i limiti sono per i mediocri. C’è un programma preciso condiviso dall’ad Scanavino, da Allegri, da me e da Manna: tornare in Champions».


La qualificazione in CL

La qualificazione, spiega Giuntoli, «Ci serve anche per avere una vetrina in cui far crescere i nostri giovani, perché devono potersi confrontare con i più bravi in Europa. Per il nostro obiettivo dichiarato le rivali sono Atalanta, Fiorentina, Lazio, Roma. Poi ci sono Napoli, Milan e Inter che sono avanti rispetto a noi, perché il loro progetto è partito molto prima». Poi il dirigente spiega che un metodo Giuntoli non esiste: «Amo stare dietro le quinte e parlare poco. Il calcio non è da one man show, solo tutti insieme possiamo riportare la Juve dove merita. Io sono uno che aggrega». Mentre il rapporto con Allegri all’inizio sembrava complicato. «Lo dicevano e scrivevano prima che arrivassi, non è così. Allegri è la punta di diamante del club, un grande riferimento in questa delicata fase di passaggio. Lui è partito dall’Aglianese, proprio la squadra del mio paese, pensa il destino, ed è arrivato due volte in finale di Champions».

Pogba

Sul caso Pogba Giuntoli dice a Francesco Saverio Intorcia che bisogna aspettare le controanalisi prima di prendere una decisione». Per la sua eventuale sostituzione «faremo un punto a Natale. Prima vogliamo capire cosa possono darci i giocatori che abbiamo. Poi, se ci saranno occasioni le coglieremo». L’ultima battuta è su Berardi del Sassuolo: «È un calciatore bravo e capace ma ora, ripeto, vogliamo capire quanto valiamo noi».

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