Meloni: «L’autonomia regionale proseguirà senza stop, è l’occasione per costruire un’Italia più unita»

La presidente del Consiglio dà il proprio endorsement al testo Calderoli perché garantirebbe «il principio della sussidiarietà sancito dalla Costituzione»

A Torino, il quarto e ultimo giorno del Festival nazionale della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome vede la partecipazione di Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio non era riuscita a partecipare alla precedente edizione, la prima, che si è tenuta in Lombardia lo scorso dicembre. Ed esordisce, nel suo intervento, sottolineando di aver voluto mantenere l’impegno preso con Massimiliano Fedriga di esserci oggi, 3 ottobre. Parlando al presidente della Conferenza, agli altri governatori presenti e alla platea, la leader di Fratelli d’Italia inizia dal cosiddetto piano Mattei. «Lo porteremo in Parlamento», afferma, rivendicando il lavoro per «restituire al Mediterraneo la sua centralità». Una scelta, la definisce Meloni, «di strategia, perché se il futuro è il tema delle materie prime, allora l’Africa non è un continente povero, ma un potenziale grande produttore di energia». Sempre guardando oltre i confini nazionali, il capo del governo manifesta l’intento di evitare che player internazionali acquistino troppe quote del sistema produttivo italiano: «È necessario mettere in campo politiche adeguate e interventi strutturali per non consegnare le chiavi del nostro sistema economico e produttivo a governi terzi».


La prima notizia Meloni la dà quando assicura che, il suo governo, porterà ad approvazione definitiva il testo Calderoli sull’autonomia: «L’autonomia differenziata proseguirà senza stop, perché penso che sia l’occasione per costruire un’Italia più unita in cui venga garantito lo stesso livello di servizi a tutti i cittadini, garantendo sempre la piena coesione nazionale, ma anche realizzando il principio della sussidiarietà sancito dalla Costituzione». Parallelamente, continua Meloni, il 2024 «sarà l’anno delle riforme con con cui intendiamo cambiare l’architettura istituzionale dell’Italia. Una democrazia più forte, più veloce, più efficiente, riesce da accompagnare meglio le imprese, sostenere lo sviluppo, rispondere ai bisogni delle persone e delle famiglie». Perciò, auspica la presidente del Consiglio, vedrà la luce «una norma che consenta agli italiani di decidere da chi farsi governare, che impedisca ribaltoni e giochi di palazzo, che assicuri stabilità ai governi. Quando il proprio orizzonte è troppo breve è normale che si privilegi la spesa pubblica agli investimenti, quello che rende di più in termini di consenso, anche se non è la cosa più importante da fare in termini di strategia».


Sulla legge di Bilancio 2024, Meloni ammette che non ci sono abbastanza risorse per realizzare ciò che il centrodestra si era prefissato in campagna elettorale. «Abbiamo appena approvato la Nadef e stiamo scrivendo la legge di Bilancio, ma i margini di manovra sono limitati, anche per colpa dell’eredità di una politica il cui orizzonte spesso è troppo breve e che ha preferito le scelte più facili a quelle più dettate dalla ragione». Il vantaggio del suo esecutivo, aggiunge, «è che abbiamo l’orizzonte di legislatura, perché non possiamo fare tutto subito». La presidente del Consiglio fa un passaggio sull’inverno demografico: «Possiamo continuare a fare finta di niente, ma il nostro sistema di welfare non può reggere se abbiamo una popolazione che continua a invecchiare e sempre meno persone che lavorano e le mantengano. Qualsiasi riforma non può reggere se non investiamo sulla natalità, è una scelta strategica». E infine, rivendica di aver dato «una visione unitaria e strategica delle risorse che avevamo a disposizione», riferendosi all’unione della gestione di Pnrr e fondi di coesione. «Molti interventi del Pnrr sono già in fase di realizzazione, ma penso che dobbiamo correre, correre e correre tutti insieme, perché l’accelerazione delle procedure farà la differenza rispetto a quello che il Pnrr riuscirà a produrre in termini di ammodernamento della nostra Nazione. Dobbiamo riuscire a spendere al meglio tutte queste risorse, visto che non ne abbiamo molte. Ci sono moltissime cose da fare ed è importante lavorare tutti assieme per rendere questa Nazione più competitiva in un lasso di tempo breve».

Il video dell’intervento integrale

Il botta e risposta con la magistratura

Continua a far discutere la disapprovazione pubblica, espressa da Meloni, contro la non convalida del trattenimento di tre migranti, decisa da Iolanda Apostolico, giudice del tribunale di Catania. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, ha descritto come «inaccettabile» la critica della funzione giudiziaria fatta da Meloni che, con il suo post, «fa intendere che la giurisdizione lavora contro il Paese». A margine del Festival delle Regioni, la leader di Fratelli d’Italia prova a sminare le accuse mosse a suo carico: «Non c’è nessuno scontro con la magistratura, lo voglio ribadire anche questa volta. Semplicemente la magistratura è libera di disapplicare una legge del governo e il governo è libero di dire che non è d’accordo perché a me la motivazione con l quale si rimette in libertà un immigrato irregolare già destinatario di un provvedimento di espulsione dicendo che le sue caratteristiche fisiche sarebbero quelle che i cercatori d’oro in Tunisia considerano buone per il loro interesse mi pare francamente una motivazione molto particolare. Dico quello che penso, ognuno ha l’autonomia di pensiero, io ho il mio ma non è uno scontro. È un tema che riguarda una sentenza specifica, ma l’interpretazione di un attacco alla magistratura mi fa molto riflettere perché penso di avere anche io il diritto di dire che non sono d’accordo se viene disapplicata una legge del governo».

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