C’è un video che mostra l’incidente del bus di Mestre. E le immagini immortalano una manovra definita «strana» nella sua dinamica. Le telecamere lo registrano mentre si trova sulla parte destra della carreggiata del cavalcavia della Vempa. Chi lo ha visto dice che l’autobus elettrico della ditta La Linea effettua una manovra «eccessiva» o «impropria». La stessa impressione l’ha fornita un testimone che era alla guida di un’auto dietro al bus. Mentre i vigili del fuoco ieri sera stavano ancora cercando di estrarre la scheda video del mezzo. L’autista si chiamava Alberto Rizzotto, era di Treviso e aveva 40 anni. È deceduto nell’incidente. Massimo Fiorese, amministratore delegato dell’azienda, ha detto che Rizzotto aveva preso servizio poco prima dello schianto. La corsa era stata prenotata da 16 persone. La procura ha acquisito le due scatole nere del bus.
L’autista Alberto Rizzotto
Secondo Fiorese, che ha parlato con il Corriere della Sera, l’autobus elettrico precipitato alle 19,39 dal tratto sopraelevato della bretella che collega Mestre a Marghera e all’autostrada A4 aveva un anno di vita. «Ha preso le persone da piazzale Roma e le stava riportando in campeggio, a Marghera, in quello che una volta si chiamava Jolly. Avevano prenotato la corsa in 16, ma evidentemente sfortuna ha voluto che sia salito anche qualcuno che non aveva prenotato e quando ha visto l’autobus arrivare, bello grande, con tanti posti, è montato lo stesso», dice. Poi parla del filmato dell’incidente: «Il bus è quasi fermo quando sfonda il guardrail. Penso che l’autista abbia avuto un malore, perché altrimenti non me lo spiego. Nel video si vede che il bus è quasi fermo, il guardrail è fino, non è di quelli più moderni e più strutturati, e l’autobus pesava tanto perché era di quelli elettrici. L’impatto è stato fatale».
Le ipotesi sull’incidente
L’ipotesi del malore del conducente è per ora quella più probabile. Si parla anche di un audio diffuso via Whatsapp nella zona tra Venezia e Mestre in cui la voce di una donna dice di sapere chi era l’autista e dove lavorava. Poi parla di testimoni che avrebbero visto il bus prendere fuoco «nella rampa di salita del cavalcavia». E il conducente non poteva fermarsi «perché era stretto tra le altre auto in coda». Nessun elemento ad ora accredita questa ricostruzione e la relativa dinamica. Secondo i rilievi sull’asfalto non ci sono segni di frenata. Le vittime erano dirette a una struttura ricettiva della zona, il campeggio «Hu» di Marghera. Quattro giovani tedeschi si sono salvati per un caso: «Ci siamo attardati. Dovevamo prendere l’autobus successivo. Ma non arrivava. Poi abbiamo saputo…». Il campeggio pubblicizza un servizio navetta per arrivare a Venezia in 15 minuti.
Il bus elettrico
La procura di Venezia ha aperto un’inchiesta sull’incidente. Sul luogo del disastro è giunto il procuratore capo Bruno Chierchi. Il bilancio ufficiale dell’incidente è di 21 vittime e 15 feriti, 5 dei quali in gravi condizioni. Lo ha comunicato dopo mezzanotte il prefetto di Venezia, Michele Di Bari, dopo aver ricevuto le ultime informazioni dai dirigenti sanitari. Il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Venezia, Mauro Luongo ha spiegato che «Abbiamo alzato poco fa il mezzo per essere sicuri che non vi fossero altri corpi sotto la vettura, e non c’erano. A complicare la situazione è stato il fatto che si trattava di un bus elettrico, e che quindi le batterie hanno preso fuoco subito dopo l’impatto». Nella notte è stata riattivata la linea ferroviaria tra Mestre e Venezia. È invece interrotta la viabilità carrabile sulla Rampa Rizzardi in direzione di Marghera.
La dinamica
Della dinamica dell’incidente ha parlato anche il comandante della polizia locale di Venezia Marco Agostini: «Se si fosse trattato di un colpo di sonno probabilmente, sterzando verso sinistra, il conducente sarebbe riuscito a rimettere in carreggiata il mezzo». Secondo Repubblica Rizzotto lavorava anche per la Martini Bus Srl. L’autista aveva un’esperienza decennale nella guida dei bus. I colleghi lo ricordano come «scrupoloso». Le strisciate sul guardrail invece depongono a favore della tesi che si sia sentito male. «Perché, se ipotizziamo anche un colpo di sonno, dopo aver sbattuto, si sarebbe dovuto riprendere», fanno sapere ancora i vigili. L’autobus, stando ai primi accertamenti, era stato affittato dalla società Linea poco più di un anno fa e contava meno di 40 mila chilometri. I colleghi definiscono Alberto Rizzotto un autista esperto che svolgeva l’attività da 7 anni. Era originario di Conegliano ma residente a Tezze sul Brenta. Gli altri autisti spiegano Rizzotto era dipendente della “Martini Bus”, che aveva noleggiato il mezzo alla società “La Linea” con la quale aveva un contratto per il trasporto dei turisti a Venezia. Nella relazione annuale 2022 della prevenzione della corruzione di “Martini Bus” c’è effettivamente scritto che La Linea aveva noleggiato 20 bus dall’azienda.
«Shuttle to Venice»
Alberto Rizzotto aveva scritto “Shuttle to Venice” (“Navetta per Venezia”) nell’ultimo post su Facebook prima dell’incidente. Il post ha l’ora delle 18.30, un’ora e mezza prima della tragedia. Il messaggio geolocalizzava Alberto Rizzotto, 40 anni, morto con i 20 passeggeri, allo ‘Hu Camping’ di Marghera. Nelle ore successive, diffusasi la notizia dell’incidente, sotto al post erano comparsi i messaggi sempre più preoccupati degli amici. Intanto sono stati rimossi nel corso della notte i resti del pullman precipitato ieri sera da un cavalcavia a Mestre. Il mezzo è stato sollevato dopo ore di lavoro ininterrotto dalle squadre dei vigili del fuoco con il supporto di due gru e poi posto su un pianale per essere portato in un deposito. Le operazioni di sollevamento e recupero del mezzo erano iniziate poco prima delle 3 del mattino e si sono concluse alle 5.30. Il pullman è stato trasportato con l’ausilio delle autogru su un autoarticolato dei vigili del fuoco.
Una tragedia di giovani
Da quanto risulta aveva preso servizio 90 minuti prima, un dettaglio che sembrerebbe escludere l’ipotesi di un colpo di sonno. Altre verifiche riguarderanno invece la tenuta del guardrail e la capacità di contenimento dei mezzi della barriera di un cavalcavia costruito circa 70 anni fa in un uno dei luoghi più delicati della strada. Visto che lambisce i binari della stazione ferroviaria. La targa del bus è GK-568RZ. Il modello dovrebbe essere uno Yutong E12 elettrico. Uno dei capi soccorritori che si trova ancora sul luogo ha detto all’agenzia di stampa Ansa che si è trattato di una tragedia di giovani. «L’impressione visiva, dopo la rimozione delle salme, è che ci troviamo di fronte ad una tragedia di giovani, se non giovanissimi, salvo qualche adulto», ha fatto sapere. E ancora: «Respiriamo una situazione surreale, non ho mai visto tante persone pronte a dare una mano». Sul posto si è recata una sessantina di mezzi dei vigili del fuoco e 20 automezzi. Molti dei pompieri non hanno voluto riposare alla fine del turno e hanno chiesto di continuare a lavorare.
Leggi anche: