Le Brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno annunciato che hanno rilasciato «un colono israeliano ed i suoi due figli che erano stati catturati durante gli scontri». Lo riferisce al-Jazeera. Secondo un primo rapporto sarebbero una donna e due suoi bambini, residenti del Kibbutz Holit. Le immagini del rilascio diffuso dal canale.
Mentre Israele prepara l’offensiva contro Hamas, colpendo la striscia di Gaza e interrompendo la fornitura di energia elettrica, dalla Turchia arriva la conferma del coinvolgimento del Paese in una trattativa per il rilascio degli ostaggi. Lo ha dichiarato una fonte ufficiale alla Afp, annunciando che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha già avviato i colloqui con Hamas per liberare i prigionieri. Nei giorni scorsi Erdogan aveva invitato «entrambe le parti alla moderazione», sottolineando come sia importante «tornare a lavorare alla soluzione dei due Stati». Secondo le agenzie di stampa e i media turchi, il presidente turco si sarebbe confrontato con il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman e con il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune. «Siamo pronti a fare tutto quello che è in nostro potere», ha detto Erdogan, proponendo una «mediazione» o un «arbitrato equo» per porre fine alle ostilità. «Non abbiamo una lista completa degli ostaggi», ha detto in conferenza stampa il portavoce militare Peter Lerner, «né le nazionalità delle persone tenute nella Striscia di Gaza. Crediamo che siano 150 ostaggi, compresi bambini e persone anziane, tra le persone con doppio passaporto ci sono canadesi, americani, tedeschi, australiani ed altri. Quando avremo tutte le informazioni le daremo». In queste ore la Casa Bianca ha fatto sapere di non conoscere il numero preciso di ostaggi statunitensi nelle mani del gruppo terroristico. «In questo momento pensiamo che il numero di coloro che sappiamo o crediamo siano tenuti in ostaggio sia molto piccolo, meno di una manciata. Ma questo potrebbe cambiare nel tempo», ha detto il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby. Secondo alcune fonti, i dispersi sarebbero 17.
L’«offensiva totale»
«Naturalmente non commenterò su questo ma ci prepariamo a questa eventualità, dobbiamo essere preparati e c’è stata una chiamata specifica di riservisti per questo. Quello che ci dobbiamo assicurare è che Hamas non minacci mai più Israele nel modo in cui ha fatto sabato», ha dichiarato il portavoce Lerner, rispondendo in una conferenza stampa con i media internazionale alla domanda sul probabile attacco di terra. «Non sarà un’operazione breve, sarà una lunga e dura guerra», ha precisato il portavoce del ministero degli Esteri Lior Hayat. Un portavoce del governo israeliano, tramite il ministero della Difesa, ha confermato alla Cnn di aver trovato nel kibbutz di Kfar Aza i cadaveri di bambini e neonati «decapitati». A riferirlo è la corrispondente della all news americana da Gerusalemme. Intanto in giornata arriva la conferma di un terzo cittadino italo-israeliano tra i dispersi. Si tratta di Nir Forti, stando a quanto si apprende, si trovava al rave di musica elettronica del Kibbutz di Reim, presso il confine con Gaza. Mentre il conflitto in Israele si allarga anche al confine Nord, con il Libano, e l’esercito israeliano prepara un «incremento degli attacchi» verso la Striscia di Gaza, quest’ultima continua a restare al buio. Così come le celle dove sono detenuti i palestinesi in Israele, a seguito dell’indicazione data dal capo dell’autorità penitenziaria israeliana, Katy Perry, di tagliare l’elettricità a tutti i prigionieri di sicurezza. La «massima priorità» al momento è «eliminare i comandanti di Hamas», ha detto Daniel Hagar, portavoce dell’esercito israeliano. La Cnn ha valutato che le vittime israeliane del conflitto sono al momento circa 1.200. In mattinata, il generale Omer Tishler, capo di stato maggiore dell’aviazione militare israeliana, ha dichiarato: «In qualità di forza armata, dobbiamo assumerci la responsabilità collettiva per non essere stati in grado di prevenire gli eventi recenti. Siamo tutti coinvolti e io personalmente mi assumo la responsabilità di questo». Ha inoltre annunciato che verrà condotta un’indagine sull’inaspettata invasione di Hamas, che ha colto Israele di sorpresa: «Il metodo di Hamas di nascondere i proprio membri tra la popolazione civile non sarà più tollerato».
Il governo israeliano d’emergenza e il gabinetto di guerra
La Bbc annuncia che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il leader dell’opposizione Benny Gantz, dopo giorni di colloqui, hanno concordato per formare un governo di emergenza. Oltre – stando a quanto riportato in un comunicato diffuso da Netanyahu e Gantz – a un «gabinetto di guerra» con tre membri: il primo ministro, il ministro della difesa e il presidente dell’Unità nazionale. Pertanto, ora, non passerà alcun disegno di legge o decisione governativa che non riguardi la condotta della guerra e tutte le nomine degli alti dirigenti verranno automaticamente prorogate durante il periodo bellico. «Ho allentato tutte le restrizioni, abbiamo il controllo dell’area e ci stiamo muovendo verso un’offensiva totale» via terra, ha annunciato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant.
Il confine nord
Nel confine settentrionale di Israele, sono state udite sirene d’allarme, secondo quanto riportato dalla rete televisiva pubblica Kan. L’allerta è al momento concentrata nell’area occidentale dell’alta Galilea, precisamente nelle vicinanze del villaggio di Arab al-Aramshe. Il gruppo Hezbollah libanese, legato all’Iran, ha dichiarato di aver inflitto un «significativo numero» di vittime tra le forze armate israeliane in risposta agli attacchi avvenuti questa mattina. Attraverso un comunicato rilasciato dai suoi canali mediatici, Hezbollah ha precisato che questi attacchi, condotti da Dhaira, rappresentano una reazione all’«omicidio» di tre membri del partito sciita avvenuto la scorsa notte.
Le vittime a Gaza
Il Ministero della Sanità di Gaza ha confermato che il numero delle vittime nell’area è salito a 1.100, tra i quali 326 bambini, con altre 5.339 persone ferite. Nel frattempo, l’esercito israeliano ha annunciato di aver preso di mira l’Università Islamica a Gaza. Secondo quanto comunicato dal portavoce militare, l’obiettivo dell’attacco era il fatto che l’istituto accademico fosse utilizzato come centro di addestramento per le operazioni dei servizi segreti militari e per la produzione di armamenti.
Gli scontri nella notte
Nell’ultima notte – tra martedì 10 e mercoledì 11 ottobre – sono stati centrati 450 obiettivi di Hamas e delle altre fazioni palestinesi, di cui 80 solo a Beit Hanoun, dove sono state colpite due banche usate dai miliziani, un tunnel e due centri operativi. Secondo l’esercito israeliano, sono 18 i miliziani palestinesi uccisi nei bombardamenti di ieri. Secondo il portavoce Hagar, si tratta di «terroristi che non erano riusciti a rientrare a Gaza e che continuavano a nascondersi in posti vicino al confine». Numeri che si sommano alle cifre già impressionanti registrate nei giorni precedenti. Intanto un missile antitank è stato tirato dal Libano ad una postazione israeliana nei pressi del confine. Lo riportano i media spiegando che il lancio è avvenuto vicino l’area araba di al-Aramshe nella Galilea occidentale. Israele sta rispondendo al nuovo attacco dal Libano nel suo territorio.
«L’offensiva totale»
Secondo il ministero della Sanità di Hamas, il bilancio complessivo a Gaza è di 950 morti e circa 5mila feriti a causa degli attacchi di Israele. Al quarto giorno di guerra, insomma, Israele si prepara a lanciare un’offensiva completa su Gaza, forte dell’unità politica ritrovata nei giorni scorsi. Tra i principali obiettivi dell’esercito di Netanyahu ci sono i capi di Hamas. Ieri, in due raid mirati, sono stati uccisi il ministro dell’Economia di Hamas, Joad Abu Shmalah, e Zakaria Mamr, membro dell’ufficio politico. Sembra però che Hamas non sia più l’unico obiettivo dello stato israeliano. Oltre alla striscia di Gaza, l’esercito israeliano è impegnato anche sul fronte Nord, dove la frizione con Hezbollah rischia di sfociare in un conflitto aperto.
La situazione al confine con Gaza
Nel frattempo, il diluvio di razzi dalla Striscia continua. Oggi un edificio a Sderot è stato colpito senza provocare vittime, mentre a Tel Aviv le sirene d’allarme sono suonate già tre volte. A essere bersagliata nelle scorse ore è anche la città costiera di Ashkelon, dove ieri l’inviato del Tg1 e la sua troupe hanno rischiato di essere colpiti da un missile. Oggi è stato colpito l’ospedale per bambini di Ashkelon: «Il centro di sviluppo infantile dell’ospedale Barzilai è stato colpito direttamente da un proiettile proveniente da Gaza», ha dichiarato la portavoce della struttura. Dopo l’intensificarsi dei controattacchi da parte di Israele, a Gaza la gente non sa più dove rifugiarsi e anche l’unico valico di uscita possibile, quello di Rafah con l’Egitto, è stato chiuso. Il ministero dell’Edilizia a Gaza ha riferito, con stime che sembrano prudenti, che 790 unità abitative sono state distrutte, mentre 5.330 hanno subito gravi danni.
Il monito dell’Onu
Ieri, da Ginevra, le Nazioni Unite sono tornate a ricordare ad Israele che l’assedio totale di Gaza è «proibito» dal diritto internazionale, mentre è stata definita «agghiacciante» la rapidità con cui si sta dipanando la guerra in questi giorni. «Le leggi di guerra devono essere rispettate – ha detto il capo degli Affari umanitari dell’Onu Martin Griffiths -. Coloro che sono tenuti prigionieri devono essere trattati umanamente. Gli ostaggi devono essere rilasciati senza indugio. I civili e le infrastrutture civili devono essere protetti. E gli aiuti umanitari, i servizi e le forniture vitali a Gaza non vanno bloccati». E proprio gli ostaggi restano una delle grandi incognite del conflitto. Al momento sono circa 200 gli israeliani trattenuti dalle milizie palestinesi. Il capo politico di Hamas Ismail Hanyeh ha avvertito che non ci saranno «discussioni sui prigionieri e sugli ostaggi in mano alle forze di resistenza» fino alla fine della campagna militare.
I milioni in criptovalute raccolti da Hamas
Nel frattempo, emergono nuovi dettagli sull’attacco sferrato sabato 7 ottobre da Hamas su Israele. Secondo il Wall Street Journal i miliziani palestinesi avrebbero raccolto milioni di dollari in criptovalute nell’anno che ha preceduto l’assalto e dato il via all’escalation militare. In particolare, la Palestinian Islamic Jihad avrebbe ricevuto 93 milioni in valute digitali dall’agosto 2021 allo scorso giugno. In un arco temporale simile Hamas avrebbe ricevuto 41 milioni. Le transazioni, afferma il quotidiano americano, mettono in evidenza le difficoltà degli Stati Uniti e di Israele a tagliare alle due organizzazioni l’accesso a fondi stranieri.
Credits foto: EPA/Amos Ben-Gershom | Benjamin Netanyahu durante un meeting a Tel Aviv (8 ottobre 2023)
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