Il no del Cnel al salario minimo, la decisione finale: «Valorizzare la via tradizionale della contrattazione collettiva»

Nella sede di Villa Lubin, il presidente dell’organo, Renato Brunetta, ha spiegato alla stampa le decisioni dell’assemblea

L’assembla del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, organo di rilievo costituzionale, ha chiuso l’esame della questione salario minimo. Incarico ricevuto dalla presidenza del Consiglio. «In 60 giorni, il Cnel, che è la casa dei corpi intermedi, ha votato un documento finale», ha detto entusiasta il presidente dell’ente, Renato Brunetta, nella conferenza stampa del 12 ottobre. L’assemblea ha approvato, con 37 voti a favore e 15 contrari, un testo che per risolvere il tema del lavoro povero non guarda all’introduzione di un salario minimo, ma alla valorizzazione «della via tradizionale» della contrattazione collettiva. Il documento finale ha visto l’opposizione, tra gli altri, di Cgil, Uil e Usb. «Abbiamo fatto la scelta di stare fuori dallo scontro politico, di partire dalla Direttiva europea sul salario minimo, di lavorare con la cultura del Cnel basata sul ruolo della contrattazione e su come la legge non sostituisca la contrattazione, ma possa rafforzarla», ha affermato Brunetta.


Poi, il presidente del Cnel ha ringraziato «Giorgia Meloni per averci dato questo mandato. Oggi pomeriggio stesso invierò il documento alla committente, la presidente del Consiglio», ha aggiunto Brunetta. «Non abbiamo fatto una scelta duale, perché crediamo che serva una cassetta di molteplici strumenti per agevolare la contrattazione collettiva». E ha concluso: «Su una cosa sono perfettamente d’accordo con il mio amico Maurizio Landini. La via maestra è la Costituzione e il Cnel, all’articolo 99, è dentro la via maestra della Costituzione». Il Partito democratico, con una nota, ha subito biasimato la decisione dell’organo: «Il Cnel approva il suo documento con un voto diviso e divisivo. Non sono stati neppure accettati gli emendamenti dei cinque consiglieri esperti che sottolineavano una verità storicamente incontrovertibile, in linea con la proposta della direttiva Ue, e cioè la piena compatibilità tra salario minimo e contrattazione, e proponevano, come ipotesi di mediazione, l’introduzione sperimentale di un salario minimo, limitata nel tempo e nel campo di applicazione».


E ancora, l’autrice della nota, la responsabile Lavoro del Nazareno Maria Cecilia Guerra, torna a criticare la scelta di Meloni di «affidare al Cnel il compito di formulare proposte sul tema, in supplenza di maggioranza e governo ancora silenti da troppi mesi. La prossima settimana la palla torna in Palamento, ed è lì che maggioranza e governo devono assumersi la responsabilità di negare il salario minimo, di 9 euro lordi all’ora, a 3 milioni e mezzo di lavoratori, poveri perché sfruttati. Senza ulteriori colpevoli rimpalli e rimandi». Secondo l’Ansa, il centrodestra sarebbe ora orientato a inviare il documento del Cnel in sede di commissione, per approfondirlo. La richiesta potrebbe essere formalizzata la prossima settimana, quando nell’Aula di Montecitorio è previsto l’inizio della discussione sul ddl del salario minimo.

Il video della conferenza stampa

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