Salario minimo, per la Cassazione la retribuzione lorda non può essere il riferimento. E il Cnel approva il primo documento tecnico

La Cgil si oppone al testo. Landini: «Il Cnel non può sostituirsi al governo, c’è un’emergenza salariale in corso»

Nella valutazione di un salario minimo legale, non si può prendere come riferimento la retribuzione lorda, che «non si riferisce a un importo interamente spendibile da un lavoratore». È questo il principio stabilito dalla Corte di Cassazione, in una sentenza emessa oggi sul tema delle retribuzioni minime di 8 vigilantes del gruppo Sicuritalia, assunti nel 2018 e impiegati come receptionist negli appalti di Snam. I lavoratori avevano portato in tribunale l’azienda con l’accusa di aver violato l’articolo 36 della Costituzione, che sancisce il diritto «a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità» del lavoro svolto e in ogni caso «sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa». Lo stipendio mensile percepito dagli otto lavoratori era di 930 euro lordi (5,38 euro/ora), come previsto in quegli anni dal contratto collettivo Vigilanza Privata Servizi Fiduciari.


La sentenza della Cassazione

Gli otto vigilantes hanno vinto in primo grado, ma l’8 marzo 2022 la corte di Appello di Milano ha dato loro torto perché il loro stipendio mensile lordo sarebbe «superiore alla soglia di povertà fissata dall’Istat». Il caso è finito quindi davanti alla Corte di Cassazione, che ha riformato la sentenza di appello. La corte di secondo grado, scrivono i supremi giudici, ha basato la propria decisione sulla retribuzione lorda, mentre l’indice Istat di povertà riguarda «la capacità di acquisto immediata di determinati beni essenziali». Insomma, va fatta una distinzione tra salario di fatto e salario costituzionale, perché la retribuzione lorda «non si riferisce ad un importo interamente spendibile da un lavoratore».


Il parere del Cnel (e le critiche della Cgil)

E mentre al Palazzo di giustizia si leggeva la sentenza, anche al Cnel ci si occupava di salario minimo. Oggi la Commissione dell’informazione ha approvato il primo documento tecnico sul lavoro povero e il salario minimo. Un testo che contiene indicazioni sulla direttiva Ue per l’introduzione di un salario minimo legale, ma anche sul tasso di copertura della contrattazione collettiva. Il documento è stato approvato con il voto contrario della Cgil e l’astensione della Uil. A seguire, il Cnel lavorerà alla seconda parte del documento, che sarà consegnata ai consiglieri entro il 6 ottobre. Per quanto riguarda il documento finale, che conterrà le proposte, la discussione in assemblea è prevista per il 12 ottobre. Intanto, a chi gli chiede a che punto sia il dibattito sul salario minimo, il presidente della commissione Lavoro Walter Rizzetto (FdI) replica così: «Stiamo valutando, come già detto, di intervenire con delle proposte di maggioranza che non siano il salario minimo garantito» tout court. La decisione del governo, ha precisato, sarà presa «sulla base dei rilievi che il Cnel ci fornirà nei prossimi giorni». Una linea che il segretario della Cgil Maurizio Landini critica apertamente: «Siamo di fronte a un’emergenza salariale fondamentale e c’è un livello di precarietà incredibile. Io penso – aggiunge il leader sindacale – che il governo ha fatto un errore nello scaricare sul Cnel che non può sostituirsi né al governo né alle parti sociali, il governo a un certo punto deve dire quello che vuole dare».

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