Suicidio di Inquisitor Ghost in diretta su TikTok: «Era il mio migliore amico, ora c’è il vuoto»

Al Corriere della Sera le parole di Pietro: «Ci ha nascosto quello che stava passando, sembrava il solito Vins allegro e sensibile»

«Mi domanderà se noi, i suoi più cari amici, ci siamo accorti di quel malessere che lo stava arrovellando in questi giorni. La risposta è no, non abbiamo notato nulla di insolito. Era il solito Vins, allegro e sensibile». Al Corriere della Sera parla Pietro Balestrieri, migliore amico di Vincent Plicchi, il creator che si è tolto la vita i diretta su TikTok. Accusato, ha raccontato il padre, di adescamento e pedofilia da un 21enne turco che gli avrebbe teso una trappola. Dalla quale il 23enne, che sui social era conosciuto come Inquisitor Ghost, non è riuscito a mettersi in salvo. «Sembrava che per lui fosse un bel momento. Con il senno del poi posso dire che, magari tra virgolette, ci ha “nascosto” quel che stava passando», racconta ora l’amico. Sui social, ha condiviso scatti e video insieme a Vins, che conosceva dai tempi delle medie. «Troppe cose da dire, troppi pensieri, troppa rabbia, troppa sofferenza. Non amo fare questo tipo di cose, ma il dolore è troppo grande e ho bisogno di sfogarmi», ha scritto su Instagram, «siamo cresciuti assieme, abbiamo affrontato la vita assieme, siamo “diventati grandi” assieme. L’idea che tu non sia più qua con noi mi uccide, perché con te se ne va una parte di me. Ora è tutto più triste senza di te Vins. Sarai sempre nei miei pensieri amico mio».


L’amicizia

«La nostra comitiva è nata proprio lì, in classe. Siamo più o meno gli stessi delle medie, qualcuno magari si è aggiunto poi», ricorda al Corriere, «l’ultimo incontro è stato due settimane fa. Io non c’ero ma è come se ci fossi stato perché su WhatsApp abbiamo condiviso tutto, risate, scherzi, battute». Un legame che era condiviso anche tra le due famiglie, dopo tanti anni di amicizia: «Eravamo in prima media. Primo giorno dell’anno scolastico. Ci sedemmo allo stesso banco, per caso. Poi siamo diventati due fratelli. La mia famiglia è stata la sua, la sua famiglia è stata la mia». Con le persone che aveva accanto, come spesso accade in queste situazioni, non aveva voluto condividere il buio che aveva dentro. «Cosa mi resta di lui? Il ricordo di un amico unico, con il quale ho condiviso tutto», dice Pietro, «viaggi, vacanze estive, studio. Mi resta la vicinanza con suo papà Matteo, un punto di riferimento che ci ha sempre aperto la porta di casa, mi restano le ore trascorse assieme. Ma il vuoto c’è. Non c’è più il mio migliore amico».


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