Scuola senza voti, le sperimentazioni in tutta Italia: «Combatte l’ansia da prestazione e funziona»

Sempre più istituti scelgono la via dell’abolizione. L’Associazione nazionale presidi: «Prima apriamo un dibattito»

C’è un fenomeno che, passo dopo passo, sta prendendo piede anche in Italia. È la scuola senza voti, un modello che sempre più istituti superiori stanno scegliendo di abbracciare con risultati spesso incoraggianti. Da mesi le principali associazioni studentesche protestano contro un modello didattico ritenuto ormai obsoleto, nonché corresponsabile dell’aumento dei disturbi psicologici e dei problemi d’ansia fra i giovani. Ad oggi sono diverse le scuole che hanno abbracciato la sperimentazione, abolendo la suddivisione in quadrimestri e pubblicando i voti degli studenti solo alla fine dell’anno. Tra gli istituti che hanno accolto le richieste degli studenti sull’abolizione dei voti, racconta oggi la Repubblica, ci sono il Marco Polo di Firenze, il Volta di Piacenza, lo scientifico Bottoni a Milano e, ultimo arrivato, lo scientifico Cannizzaro di Palermo, che ha oscurato ai genitori i voti delle verifiche quotidiane.


L’apertura del capo dei presidi

Si tratta ancora di una piccola minoranza delle scuole, ma testimonia la sempre maggiore apertura del mondo scolastico verso il superamento dei voti. A essere favorevoli a questi esperimenti non sono solo gli alunni, ma anche molti dirigenti scolastici. «Ben vengano le sperimentazioni sull’abolizione dei voti, ma prima occorre aprire un dibattito», spiega Antonello Giannelli, a capo dell’Associazione nazionale presidi. «Ritengo – aggiunge – che valga la pena tentare la vita dell’innovazione anche perché la situazione attuale non è oggettivamente soddisfacente». La strada da seguire potrebbe essere quella intrapresa da altri Paesi. In Finlandia, per esempio, non ci sono più né voti né bocciature. Mentre in Corea del Sud i voti ci sono ancora, ma non è più possibile bocciare gli studenti. E secondo Giannelli non è escluso che prima o poi anche in Italia si vada verso questa direzione: «Si deve aprire un dibattito. Non mi sembra praticabile un’abolizione tout court dei voti senza adeguata preparazione, formazione e aggiornamento dei docenti».


La voce di studenti e pedagogisti

Ma cosa ne pensano gli altri soggetti interessati dalla decisione? Gli studenti, come detto, la loro posizione l’hanno resa chiara fin da subito: «Non solo i voti causano stress, ma rappresentano un sistema scolastico non interessato alla formazione di cittadini consapevoli quanto all’introduzione nel mondo del lavoro», spiega Bianca Chiesa, dell’Unione degli Studenti, a Repubblica. Una presa di posizione che trova una sponda anche tra molti pedagogisti. I voti a scuola? «Sono retaggi del passato, antiquati e agghiaccianti», sostiene Daniele Novara, alla guida del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti.

Credits foto: UNSPLASH/Redd F

Leggi anche: