Il ministro Crosetto e il possibile ritiro dei mille soldati italiani al confine tra Libano e Israele: «O restiamo tutti o ce ne andiamo tutti»

Un razzo ha colpito il quartier generale Unifil: «Il comando italiano è più a nord

Il ministro della Difesa Guido Crosetto è preoccupato per il razzo che ha colpito il quartier generale di Unifil a Naqoura. È preoccupato soprattutto per i mille soldati italiani che si trovano al confine tra Libano e Israele. Per questo pensa al ritiro del contingente italiano, come per i carabinieri da Gerico. Ma aspetta un accordo con l’Onu per deciderlo. In un’intervista a la Repubblica l’esponente del governo Meloni spiega cosa è successo: «C’è stato un razzo, dicono deviato, che ha colpito il quartier generale Unifil a Naqoura. Ma non è stato un attacco diretto alla base. Il comando italiano si trova 11 chilometri più a Nord, a Shama». Mentre sulle celebrazioni delle Forze Armate del 4 novembre dice che è in dubbio la manifestazione del Circo Massimo. Nella quale di solito partecipano tra le 100 e le 150 mila persone.


La decisione su Unifil

Crosetto spiega che «la decisione su Unifil non è nazionale, perché siamo lì con spagnoli, francesi, indiani e tanti altri. O resteremo tutti o ce ne andremo tutti. Intanto monitoriamo ogni ora la situazione. Certo, se capiremo che i nostri contingenti multinazionali sono in pericolo decideremo per il ritiro, in accordo con l’Onu. Come abbiamo fatto con con i carabinieri che erano in missione a Gerico». Il ministro non risparmia comunque critiche all’Onu, «un’organizzazione che serve a sé stessa. Ci sono organizzazioni burocratiche che hanno perso la loro funzione e magari chiudono il sabato e la domenica con una guerra in corso». Sulle celebrazioni spiega che «alcune iniziative istituzionali, da quella all’Altare della Patria a quella che vedrà protagonista il presidente Mattarella a Cagliari, si svolgeranno regolarmente. Avevamo già deciso di annullare lo spettacolo che era stato ospitato in un teatro e altre volte in piazza del Popolo, non per motivi di sicurezza ma perché non ci sembrava opportuno che la Difesa “festeggiasse” in un momento internazionale drammatico».


I pericoli per l’Italia

Il ministro della Difesa parla anche del pericolo per l’Italia: «Se la situazione in Medio Oriente degenererà, aumenteranno le condizioni di insicurezza, e di conseguenza aumenteranno i flussi migratori costituiti da chi ha paura o viene cacciato dalla sua terra ma anche da combattenti integralisti. È evidente che se il clima peggiorasse, qualcuno potrebbe approfittarne per portare la guerra in Europa». Ma sull’opportunità di vietare le manifestazioni pro Palestina è freddino: «A me non preoccupa chi porta in piazza pacificamente le proprie idee. A una manifestazione a favore della Palestina, dei bambini e dei civili di Gaza minacciati dalla guerra, vado anch’io. Una manifestazione pro-Hamas proprio non riesco a capirla. Come dire una manifestazione pro-Br o una pro-mafia. Surreale».

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