«Mi metteva i like su Instagram e poi mi convocava». Il racconto dell’alunna che ha denunciato gli abusi del preside del liceo di Catania

Le parole delle sette studentesse. Lui spiega di esser stato frainteso ma le microspie sembrano confermare i verbali

La prima vittima che ha parlato ha 15 anni. Ha aspettato mesi prima di confessare gli abusi alla famiglia, e poi si è rivolta ai carabinieri. Davanti a loro ha raccontato dettagliatamente le «attenzioni morbose» che avrebbe ricevuto dal preside del suo liceo a Catania. Spiegando che inoltre lui «lo aveva fatto anche con altre». Quella del preside di 61 anni di un noto liceo catanese finito ieri agli arresti domiciliari con le accuse di violenza sessuale e tentata violenza sessuale è un inchiesta che parte da diverso tempo. E di cui – spiega il Corriere della Sera – forse ne era già a conoscenza la Regione, dato che a giugno l’ente ha deciso di non rinnovare il contratto di incarico al dirigente, un impiego a scadenza annuale.


I fatti, dai like su Instagram alla denuncia

Tutto sarebbe scoppiato lo scorso maggio, quando a scuola già giravano voci sulle strane convocazioni dell’ex professore di ginnastica nei confronti di alcune alunne. La 15enne nel verbale racoclto dai militari dell’Arma spiega con dovizia di dettagli le pressioni subite: dai like messi dal professore alle sue foto su Instagram fino alle ripetute richieste di incontri con il pretesto di discutere del suo rendimento scolastico. Una volta chiusa la porta dell’ufficio, il docente faceva altro: abbracci, frasi amorose, richieste di «bacini», frasi come «ti mordo se non studi» e tentativi di approcci sessuali, rifiutati dalla giovane. Un approccio più spinto l’ha convinta a denunciare il tutto alla famiglia e ai carabinieri. Da quel momento in poi, sono state convocate le altre sei giovani che hanno confermato gli atteggiamenti del preside. Tra le battute come «vi sculaccio se non studiate», palpeggiamenti e addirittura una volta una mano della minore spinta contro le sue parti intime. Le microspie nei presunti luoghi degli abusi hanno poi confermato i racconti delle studentesse. Il 61enne, assistito dall’avvocata Pia Giardinelli, davanti al gip ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, rilasciando dichiarazioni spontanee. «Capisco che il modo, molto confidenziale, che ho da 40 anni a scuola, si possa essere prestato a interpretazioni diverse da quello che ero il mio intento: stare accanto ai ragazzi», avrebbe detto al giudice.


(Foto di Kimberly Farmer su Unsplash)

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