Trovato morto in un parcheggio dopo una rissa, indagato un carabiniere a Modena. Coinvolti altri 5 militari

Un militare è stato iscritto nel registro della Procura con l’accusa di morte in conseguenza di altro reato; gli altri cinque per lesioni e minacce ai danni del fratello della vittima

Un carabiniere del nucleo radiomobile di Modena è stato iscritto nel registro degli indagati per la morte di Taissir Sakka, il trentenne tunisino il cui corpo senza vita è stato trovato la mattina del 15 ottobre in un parcheggio a Modena. Altri cinque colleghi, dello stesso reparto, sono invece accusati di lesioni e minacce ai danni del fratello Mohamed che aveva sporto denuncia. I sei militari sono stati raggiunti ieri sera da un avviso di garanzia, atto in vista dell’autopsia disposta dal pm Marco Nicolini e conferita in mattinata al medico legale Alessandra Silvestri. Gli esiti saranno fondamentali per stabilire le reali cause del decesso del giovane.


L’intervento dei carabinieri

La sera di sabato 14 ottobre Sakka è stato identificato dai carabinieri, intervenuti – su richiesta del proprietario del circolo di Ravarino – per sedare una rissa. Sul posto i militari hanno trovato il 30enne e suo fratello, secondo i carabinieri, in stato di ubriachezza. Entrambi, scrive il Resto del Carlino, sarebbero stati portati al comando generale di Modena dove sono stati stati denunciati. Il giorno successivo, domenica 15 ottobre, è stata la stessa arma di Modena a diffondere una nota in cui si informa della morte del tunisino. L’ipotesi principale comunicata dagli stessi militari dopo il ritrovamento del cadavere era stata quella di una caduta accidentale: «Sono in corso accertamenti finalizzati a ricostruire l’esatta dinamica di una possibile caduta accidentale. La persona, la sera precedente, era stata controllata in stato di ubriachezza in un locale della provincia», si legge nel comunicato dei carabinieri. Mohamed sostiene che suo fratello sia stato ucciso. Mentre il legale che difende tre dei sei carabinieri accusati ha sottolineato «l’innocenza dei miei assistiti i quali hanno agito nella massima trasparenza e correttezza come confidiamo verrà dimostrato. Massima fiducia nella giustizia», ha concluso l’avvocato Cosimo Zaccaria.


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