La chiavetta Usb della “talpa” di Corona arriva in procura: «Ci sono nomi e chat con le scommesse»

Maurizio Petra pronto a consegnarla ai magistrati lunedì. Le chat dei telefoni sequestrati

La chiavetta Usb che secondo il suo proprietario contiene audio e messaggi di calciatori che scommettono arriverà lunedì 23 ottobre sul tavolo dei magistrati di Torino. A prometterlo è Maurizio Petra, l’ormai famoso «zio dell’ex Inter» Antonio Esposito. Che però su Nicolò Barella fa dietrofront dopo l’annuncio di querela dell’interista. Mentre l’avvocato della fonte di Fabrizio Corona, Matteo Basso, ha confermato di aver ricevuto il pacchetto dal suo assistito (insieme c’è anche un testamento) con l’ordine di consegnarlo alla procura in caso di suo decesso improvviso. Intanto la procura vuole riascoltare Nicolò Fagioli. Il giocatore della Juventus aveva parlato di minacce ricevute soltanto con la Figc. E i calciatori che si trovano nelle chat potrebbero rischiare l’omessa denuncia (e un’ammonizione).


Maurizio Petra

Maurizio Petra oggi torna a parlare con La Verità. Ieri ha sostenuto che nelle chat c’è anche Nicolò Zaniolo. Il giocatore dell’Aston Villa darebbe ordini a Esposito su una giocata che riguarda la sua ex squadra, l’A.S. Roma. L’avvocato Gianluca Tognozzi, che rappresenta Zaniolo, nega le puntate sul calcio. Ammette quelle su poker e blackjack, per le quali il giocatore rischia al massimo un’ammenda. Petra ha anche parlato e scritto riguardo un altro audio in cui si sentono chiaramente le voci di Esposito e Zaniolo. Conversano con altri giocatori di Serie A e parlano proprio di scommesse vinte e perse. Dopo la smentita di Barella Petra avrebbe detto a La Verità di essersi sbagliato sul suo conto e ha assicurato che il suo nome non c’è. Ma ha anche detto di non aver riascoltato l’audio perché custodito dal suo avvocato. La famiglia Esposito respinge le accuse dello zio, che ha un passato giudiziario burrascoso.


Nicolò Fagioli

Anche il romanista El Shaarawy ha minacciato querele: «Benché sia poco incline a espormi pubblicamente, la mia reazione non può che essere fermissima. Quella che è avvenuta è stata, senza mezzi termini, un’operazione infamante e, cosa ancora peggiore, chirurgicamente orchestrata. A tutela mia, della società a cui sono legato e, in definitiva, del calcio italiano, i suoi autori devono senz’altro risponderne ed essere distolti da eventuali analoghe iniziative». Intanto la procura vuole ascoltare di nuovo Fagioli. I riferimenti alle minacce fatti durante la testimonianza in Figc fanno aprire nuovi spiragli d’indagine. Perché l’inchiesta di Torino è focalizzata sul gioco illegale e non sui calciatori. Mentre se davvero Fagioli ha ricevuto gravi minacce, si potrebbe anche configurare il reato di estorsione.

Le chat

E poi ci sono le chat. Il materiale copiato da telefonini e tablet dei tre giocatori finora indagati (oltre a Fagioli ci sono Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo) è pieno di chat con conversazioni con decine di giocatori e con amici. Gli investigatori dovranno trovare una cernita e soprattutto verificare quale grado di conoscenza del virus delle scommesse avessero gli interlocutori. Una volta chiusa l’indagine penale, chat e messaggi saranno mandati alla procura della Federcalcio. Che dovrà valutare le sanzioni.

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