Codici e deontologia violati: ecco su cosa rischia Andrea Giambruno davanti all’Ordine dei giornalisti

La segnalazione all’Ordine della Lombardia riguarda le frasi del giornalista Mediaset alle colleghe considerate a sfondo sessuale

La segnalazione di Andrea Giambruno al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia apre un altro fronte delicato per il giornalista, già travolto da pesanti conseguenze personali per i fuorionda trasmessi nei giorni scorsi da Striscia la notizia. Vediamo quali sono i termini tecnici della vicenda, con un’avvertenza: trattandosi di procedimenti che non sono ancora neanche iniziati, non possiamo e non vogliamo in alcun modo anticipare il giudizio che dovrà essere formulato dagli organi preposti.


Cosa viene contestato

La prima domanda da farsi riguarda l’oggetto della segnalazione. Leggendo il sito istituzionale dell’Ordine della Lombardia, la segnalazione riguarda i «due servizi mandati in onda dal programma satirico Striscia la notizia il 18 e 19 ottobre 2023» e ha un oggetto specifico: si fa riferimento, infatti, alle parti dei servizi da cui «…sembrano emergere frasi e allusioni rivolte da Andrea Salvatore Giambruno, giornalista pubblicista, ad alcune colleghe della redazione del programma giornalistico Diario del Giorno». La segnalazione riguarda, quindi, solo le frasi a sfondo sessuale (diretto o indiretto) oggetto delle registrazioni: di quelle dovrà occuparsi il Consiglio di disciplina.


Le fonti di prova e la loro utilizzabilità

Il Consiglio dell’Ordine, nella propria segnalazione, cita espressamente i servizi mandati in onda da Striscia la notizia, senza curarsi della loro provenienza o dell’eventuale sussistenza di limiti alla loro utilizzabilità in un ambito diverso da quello entro cui sono stati resi pubblici. Questo approccio pare coerente con la natura pubblica dei fatti: le frasi riportate all’interno quei servizi sono diventate di dominio pubblico, e possono quindi essere utilizzate come fonti di prova per l’eventuale accertamento di illeciti deontologici. Sono frasi, peraltro, fuoriuscite dal perimetro iniziale (i servizi mandati in onda da Striscia la notizia) essendo ormai consultabili su qualsiasi altro tipo di media; il Consiglio dell’Ordine potrà, quindi, valutarle senza doversi preoccupare delle modalità con cui ne è venuto a conoscenza.

Cosa rischia Giambruno?

Il Consiglio di disciplina ha compiti di istruzione e decisione delle questioni disciplinari riguardanti gli iscritti all’Albo dei Giornalisti, per conto dell’Ordine regionale: pertanto, deve istruire e giudicare i procedimenti disciplinari dei giornalisti iscritti in Lombardia. Al termine di questa procedura, il Consiglio può applicare sanzioni che, in relazione alla gravità dei fatti accertati, hanno entità diversa (si va dal richiamo, alla sospensione, fino alla radiazione, per i casi più gravi).

I doveri deontologici

È ancora presto per capire l’impostazione che seguirà il Consiglio di disciplina per istruire la segnalazione dell’Ordine: possiamo solo ipotizzare le norme principali che saranno analizzate per decidere. Probabilmente, saranno prese in considerazione le regole contenute nel Testo Unico dei doveri del giornalista, che impone un generale obbligo di mantenimento del decoro e della dignità professionali. Tra i vari fondamenti deontologici, il Testo Unico ricorda che il giornalista «rispetta i diritti fondamentali delle persone e osserva le norme di legge poste a loro salvaguardia”; inoltre, il professionista “tutela la dignità del lavoro giornalistico e promuove la solidarietà fra colleghi» e «applica i principi deontologici nell’uso di tutti gli strumenti di comunicazione». Non è da escludere che il Consiglio verifichi anche l’applicazione al caso Giambruno di una regola pensata per casi diversi, ma comunque potenzialmente rilevante per questa vicenda: la norma sul «Rispetto delle differenze di genere», che stabilisce, nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, l’obbligo del giornalista di prestare «…attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona» e quello di attenersi a «…un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole».

La normativa sulle molestie

Non va dimenticato che esiste anche una normativa legale si occupa anche delle molestie e delle espressioni verbali. Vengono definite come «molestie sessuali», ai sensi dell’art. 26, comma 1 e 2 del d.lgs. 198/2006, tutti i comportamenti a connotazione sessuale espressi in forma fisica, verbale o non verbale, che siano indesiderati, che abbiano lo scopo o comunque l’effetto di violare la dignità e la libertà della persona che li subiscono e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo. La legge accoglie, quindi, una nozione ampia di molestia sessuale, includendovi ogni comportamento che sia indesiderato per chi lo subisce, anche se espresso in forme diverse da quella fisica (allusioni sessuali, epiteti sessuali, insulti o commenti denigratori, scherni volgari, minacce, proposte o suoni volgari o d’insulto. immagini, fotografie e oggetti denigratori, ecc.).

Cosa succede nelle redazioni?

Il Consiglio di disciplina dovrà valutare se queste o altre norme sono state violate da Giambruno. In attesa di questa decisione, e staccandoci per un momento dal caso concreto, non si può negare che sussista un problema di linguaggio nelle redazioni. La prima indagine sulle molestie sessuali nel mondo dei media condotta dalla Commissione Pari Opportunità della Fnsi in collaborazione con Casagit, Inpgi, Usigrai, Ordine dei giornalisti e Agcom pubblicata qualche anno fa (2019), ma ancora attuale, giunse infatti a risultati abbastanza preoccupanti: l’85 per cento delle giornaliste che avevano partecipato alla ricerca dichiarò di aver subito molestie sessuali almeno una volta nel corso della vita professionale. E le battute a sfondo sessuale, insieme agli insulti, furono indicate tra le più diffuse forme di molestia. La vicenda Giambruno, al di là delle conclusioni cui giungerà il Consiglio di disciplina, ha un merito indiscusso: ricorda a tutti l’importanza, e la rilevanza, del linguaggio quando si parla di potenziali molestie sessuali.

E il rapporto di lavoro?

La segnalazione dell’Ordine lombardo al Consiglio di disciplina riguarda l’eventuale consumazione di illeciti deontologici da parte di Andrea Giambruno: la decisione che sarà presa al termine della procedura potrà incidere, quindi, solo sul rapporto tra il giornalista e l’Ordine professionale. Tale procedura è del tutto separata e distinta dall’azione disciplinare che, in teoria, potrebbe essere avviata dal datore di lavoro qualora ritenesse che le condotte emerse dai servizi di Striscia la notizia avessero violato le regole interne (es il codice etico) oppure i doveri fondamentali cui è soggetto qualsiasi dipendente. Tale procedura disciplinare, ove mai fosse avviata, si svolgerebbe in maniera indipendente da quella dell’Ordine, e potrebbe concludersi con sanzioni (es. una multa, una sospensione, ecc.) che inciderebbero solo sul contratto di lavoro.

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