La studentessa che si laurea nonostante la balbuzie: «Avevo paura di parlare, ora sono uscita dalla gabbia»

Gaia Foroni, 25 anni, ha conseguito il titolo in ingegneria informatica con lode. E oggi racconta il suo percorso

Gaia Foroni, 25 anni, si è laureata in ingegneria informatica all’Università di Salerno con lode. E lo ha fatto nonostante la balbuzie. Lei è è una del milione che ne soffre in Italia. Si dice che si tratta di una percentuale che va dal 5 all’8% della popolazione. Il 17% se si calcolano i bambini. I balbuzienti sono 70 milioni nel mondo. Si chiama Psicodizione l’organizzazione che aiuta ad affrontare il problema. «E a uscire dalla gabbia», spiega Gaia. «Durante il corso intensivo, che ho iniziato a settembre 2022, per la prima volta non mi sono sentita sola, confrontandomi con persone che provavano le mie stesse sensazioni, le mie stesse limitazioni, le mie stesse paure. Chi mi circonda ha finalmente compreso che la balbuzie ha radici profonde, non basta dirmi “respira” o “parla più lentamente”».


Il primo blocco a livello mentale

Oggi Gaia Foroni soffre ancora di balbuzie: «Ma non permetto più che condizioni le mie scelte di vita e le relazioni con gli altri. La balbuzie questo fa, soprattutto: ci fa sentire frustrati». Per Gaia i luoghi comuni sulla malattia sono tanti: «Si pensa che il balbuziente si inceppi con una lettera o una parola a causa di fretta, timidezza, distrazione. Non è così. Quando costruisco una frase che vogliodire ad alta voce so già dove mi bloccherò prima di pronunciarla, così tendo a trovare una soluzione per superarla: c’è chi ripete la lettera finché non viene fuori, chi abbassa la voce o salta la lettera per evitare quel blocco, chi ne ripete la prima sillaba, chi la parola intera. La cosa che ci accomuna è che il primo blocco è a livello mentale, ed è quello che dà più frustrazione: non è facile iniziare a parlare con la consapevolezza di arrivare in quel punto in cui bisognerà cercare uno stratagemma per fare uscire ciò che si vuole dire».


Gridare al mondo

Quando si è laureata ha «gridato al mondo cosa sia la balbuzie e come ci faccia sentire. Raccontare le nostre storie è il primo passo per far sentire chi ne soffre meno solo. A chi scopre o ha scoperto di soffrire di balbuzie, e non ha trovato il modo di affrontare la cosa, direi prima di tutto che non è solo, che c’è una comunità enorme che è pronto ad ascoltarlo, a comprenderlo e ad accoglierlo. Che non c’è da sentirsi sbagliati o inferiori rispetto agli altri». Intanto l’organizzazione diffonde un decalogo per essere di supporto ad una persona che balbetta. Tra i suggerimenti, non anticipare o concludere mai la parola che non riesce a pronunciare, non porre domande multiple e ascoltare e lasciar terminare il messaggio rispettando il proprio turno per parlare.

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