Reggio Emilia, lo sciopero fa saltare l’intervento chirurgico: malato oncologico rispedito a casa con due tumori

Il racconto di Nicola Barile, 44 anni: «Non sono arrabbiato con chi ha scioperato, ma certe cose sono dure da metabolizzare»

«Mi lascia senza parole come è stata gestita la situazione». Nicola Barile ha 44 anni, un figlio ed è separato. Nel luglio 2023 ha ricevuto la prima diagnosi di carcinoma renale maligno e pochi mesi fa la seconda: linfoma polmonare. Lo scorso 19 ottobre, Barile si trovava all’ospedale Core di Reggio Emilia per prepararsi all’intervento di chirurgia oncologica previsto per il giorno successivo. A far saltare tutto è stato lo sciopero del personale sanitario, che ha costretto l’ospedale a rimandarlo a casa e rinviare il suo intervento. «In pratica mi avrebbero dovuto togliere rene, surrene e una parte dell’uretra», racconta l’uomo in un’intervista a Il Resto del Carlino.


Il digiuno per l’intervento

Dalle 18 di quella sera sono rimasto a digiuno, ho fatto tutti i prelievi e gli accertamenti. L’operazione era in programma per il giorno dopo, alle 13. Fino a quando si presentano da me il medico e il chirurgo, dicendomi che l’intervento non si poteva più fare». A costringere l’ospedale a posticipare l’operazione chirurgica è stato lo sciopero del personale sanitario, che ha fatto mancare il numero necessario di medici e infermieri che avrebbero dovuto essere presenti il giorno successivo in sala operatoria. «Dello sciopero si sapeva da tempo, perché farmi ricoverare proprio quel giorno?», si chiede Nicola Barile. Nel corso dell’intervista, il 44enne precisa che non ha nulla contro i medici che hanno deciso di scioperare. Piuttosto, ha qualcosa da ridire sul modo in cui è stata gestita la situazione. «Non sono arrabbiato con quelli che hanno scioperato», insiste Barile.


La salute psicologica del malato oncologico

Eppure, «certe cose sono davvero dure da metabolizzare e la prima cosa fondamentale per un malato oncologico è la salute psicologica». Quello che il 44enne rimprovera al sistema sanitario è di dimenticarsi che «i pazienti sono prima di tutto degli esseri umani». Nel suo caso, invece, la diagnosi di tumore ha portato alla paradossale situazione per cui si è ritrovato a ricevere «prima la pensione di invalidità dell’Inps che l’appuntamento per l’intervento». Ora che l’operazione prevista per il 19 ottobre è saltata, il 44enne non aspetta altro che sapere quando potrà tornare in ospedale: «Mi ha richiamato la mia oncologa dicendo che entro un paio di settimane mi avrebbero ricontattato».

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