Gaza, è crisi aperta tra Israele e Turchia: richiamato l’ambasciatore ad Ankara dopo gli affondi filo-Hamas di Erdogan

Il leader turco aveva definito Israele «criminale di guerra» e additato lo stesso Occidente come «responsabile del massacro a Gaza»

Deflagra esplicitamente lo scontro tra Israele e Turchia dopo le dichiarazioni aggressive verso lo Stato ebraico di Recep Tayyip Erdoğan che si è via via sempre più platealmente schierato con Hamas, definendo i miliziani «liberatori» e attaccando oggi con parole durissime l’ingresso via terra delle truppe di Gerusalemme. Erdogan ha detto che la Turchia è al lavoro per dichiarare formalmente Israele «Stato criminale di guerra» e ha allargato le accuse all’Occidente, bollato come «principale responsabile del massacro» a Gaza. Israele «metta fine a questa follia», ha affondato il colpo. Un’escalation verbale andata di traverso allo Stato ebraico, tanto che nel pomeriggio di oggi, sabato 28 ottobre, il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen ha ordinato il rientro di tutti i diplomatici dalla Turchia al fine di «condurre una rivalutazione» delle relazioni tra i due Paesi.


L’escalation di Erdogan

A poche ore dall’attacco del partito-milizia del 7 ottobre nel Sud di Israele, il Sultano si era detto disponibile a fare da mediatore tra le parti per raggiungere un accordo sul rilascio degli ostaggi israeliani e ottenere un cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza. Ma in un discorso al gruppo parlamentare del suo partito (Akp) di tre giorni fa, il leader turco – con parole inequivocabili e neppure sorprendenti per il sostegno già dal 2011 all’organizzazione considerata terrorista da Usa e Ue – ha attaccato Israele, definendo la sua strategia militare sulla Striscia «un’atrocità» pensata per uccidere i bambini. «Non abbiamo problemi con lo Stato di Israele ma non abbiamo mai approvato le atrocità commesse e il suo modo di agire, simile a un’organizzazione più che a uno Stato», ha detto Erdogan, cancellando, infine, la sua visita di Stato a Israele. Nella giornata di ieri, il ministro degli Esteri turco ha inoltre rincarato la dose: «Coloro che sono rimasti in silenzio di fronte alle atrocità di Israele sono complici di questa operazione», il messaggio di Hakan Fidan, durante una conferenza stampa congiunta con l’omologo danese Lars Lokke Rasmussen ad Ankara. E le preoccupazioni per la crisi tra Israele e Palestina hanno infine spinto Erdogan a telefonare nei giorni scorsi Papa Francesco. Il leader turco ha sottolineato al Pontefice che «gli attacchi israeliani contro Gaza hanno raggiunto il livello del massacro». Citando gli aiuti umanitari per la popolazione della Striscia inviati da Ankara, il presidente turco ha lanciato un appello per sostenere gli sforzi della Turchia e ha inoltre ribadito che «la pace permanente nella regione, che ospita i luoghi sacri delle tre religioni monoteistiche, sarà possibile solo con la creazione di uno Stato di Palestina indipendente, sovrano e geograficamente integrato ai confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale».


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