Sanremo, il Comune dovrà reintegrare il vigile sorpreso a timbrare il cartellino in mutande

Palazzo Bellevue dovrà inoltre corrispondergli una somma a titolo di risarcimento: la decisione della Corte d’Appello di Genova

Una sentenza che «vale come una grandissima rivincita»: a parlare, a la Repubblica, è Alberto Muraglia, l’ex vigile di Sanremo (Imperia) finito a processo a seguito dell’operazione Stachanov della Guardia di Finanza sul presunto assenteismo dei dipendenti del Comune di Sanremo. Adesso la sezione lavoro della Corte d’Appello di Genova ha annullato il provvedimento di licenziamento disciplinare nei suoi confronti. E dunque non solo Muraglia sarà reintegrato sul posto di lavoro, accogliendo il ricorso contro la sentenza del 2016 del giudice del lavoro di Imperia che aveva confermato il licenziamento. Ma Palazzo Bellevue dovrà corrispondergli anche «a titolo di risarcimento del danno la retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento a quello dell’effettiva reintegra, dedotto quanto percepito per lo svolgimento di altre attività lavorative». Ovvero: circa 250mila euro, meno gli importi guadagnati negli anni dall’ex vigile accusato di truffa e di infedele timbratura del cartellino, che aveva aperto un laboratorio come “tuttofare”.


«Sono otto anni che soffro senza aver fatto nulla di male»

Muraglia, salito agli onori delle cronache perché immortalato mentre timbrava il cartellino in mutande, era stato assolto con formula piena sia in primo grado che dalla corte di Appello di Genova. Ciononostante, il Comune di Sanremo aveva respinto la successiva richiesta di riapertura del procedimento disciplinare, confermando il licenziamento. Non è chiaro al momento se si procederà con il ricorso in Cassazione. Muraglia si dice reduce da «anni di grande sofferenza, in cui mi hanno sbattuto come un mostro sulle prime pagine di tutto il mondo in mutande, senza che io avessi fatto nulla. Sono otto anni che soffro senza aver fatto nulla di male». L’indagine che lo ha coinvolto aveva portato nell’ottobre del 2015 agli arresti domiciliari di 43 persone, sotto inchiesta un’altra ottantina. Ora il futuro di Muraglia è nelle sue stesse mani: è libero di scegliere se rientrare effettivamente al lavoro. Se rinuncerà al posto di lavoro, oltre agli indennizzi, dovrà accordarsi anche per una buonuscita.


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