Femminicidio a Rivoli, Annalisa e quella vita fatta di liti e urla. La bimba ai medici: «Mamma dov’è?»

Il delitto compiuto davanti alla figlioletta. Poi il compagno, Agostino Annunziata, è andato a lavoro con la bambina, ha affidato la piccola a un collega e si è suicidato

Avevano in comune il profilo Facebook, con le foto in coppia, felici, in riva al mare. A volte compare la loro bambina, di appena tre anni. La stessa piccola che oggi chiede dove sia la mamma. Rimangono solo le foto, perché Annalisa D’Auria, 32 anni, non c’è più. Ammazzata, con una coltellata alla gola dopo una lite, dal suo compagno Agostino Annunziata, operaio 36enne. Un delitto, quello di Rivoli, periferia torinese, compiuto davanti alla figlioletta. L’uomo ha poi messo la bimba in macchina, spiega oggi La Stampa, ha telefonato alla madre Palmira che abita a Battipaglia, nel Salernitano. «Ciao mà – le ha detto – Ho ucciso Annalisa e adesso la faccio finita pure io». La donna allarma il 112 ma è troppo tardi Annunziata arriva al lavoro, alla Massifond di Orbassano, lascia la bambina nelle braccia di un collega e si getta da un silos. Un volo di venti metri, che non ha lasciato scampo.


Una vicina: «Litigavano sempre»

Annalisa, racconta La Stampa, aveva anche un’altra figlia di 9 anni avuta da una precedente relazione. Con Agostino Annunziata sperava di trovare la serenità trasferendosi dalla Campania a Rivoli. Lavorava come operatrice scolastica addetta alla mensa all’istituto agrario «Dalmasso» di Pianezza. Qualche anno fa lui era finito agli arresti domiciliari per detenzione di droga. Poi la solita routine ma ultimamente le liti erano aumentate. Così come la gelosia del killer nei confronti di Annalisa. «Mercoledì hanno bisticciato in strada perché lui voleva il suo telefonino a tutti i costi – ha raccontato a La Stampa una vicina di casa – Ad un certo punto glielo ha strappato dalle mani. E l’ha spintonata. No, non era la prima litigata. Bastava passare davanti alla porta del loro appartamento per sentire le urla, le grida, gli insulti. Quotidiani». Il trentaseienne – riporta il quotidiano torinese – si era presentato in ospedale nella notte tra giovedì e venerdì per uno stato d’ansia dovuto, diceva, ad un improvviso cambio turno sul lavoro. Un tranquillante ed è poi tornato a casa. Poi all’una e mezza di notte ha mandato un messaggio WhatsApp sulla chat delle colleghe di lei: «Domani mattina vengo a scuola e faccio un casino». Poche ore dopo l’omicidio.


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