Uccide la vicina per il bancomat, il killer di Marta Di Nardo doveva essere in comunità ma non c’era posto: la confessione

Dal 2021, l’uomo avrebbe dovuto scontare un periodo detentivo in una Rems con la condanna di sequestro di persona e violenza sessuale

Rimarrà in carcere in via cautelare in attesa di giudizio Domenico Livrieri, l’uomo che negli scorsi giorni ha confessato di aver ucciso Marta Di Nardo per poi farla a pezzi e tenerla nascosta nel sottotetto di casa sua per giorni. È questa la decisione del gip di Milano Alessandra Di Fazio nonostante le istanze di Diego Soddu, l’avvocato del 46enne che chiedeva la custodia cautelare in un luogo di cura, negata alla luce «dell’estrema gravità dei fatti commessi, e la personalità dell’imputato capace di crimini efferati come già fatto in passato». Ciò non toglie che Livrieri soffre di problemi psichici per i quali era preso in carico da un Centro Psico Sociale (Cps) dove ha conosciuto la vittima. A causa dei reati commessi in passato, però, vrebbe dovuto trovarsi in una Rems, struttura dedicata alla detenzione e «ad assicurare cure adeguate ed a fare fronte alla pericolosità sociale dell’infermo o seminfermo di mente», si legge sul sito del ministero della Giustizia.


La Rems senza posti

Il 46enne infatti era già stato condannato per sequestro di persona dovendo scontare 2 anni e 8 mesi di reclusione. Tra i precedenti di cui è anche la violenza sessuale, per cui avrebbe dovuto restare in carcere in custodia – come deciso il 5 luglio del 2021 – sostituita a settembre del 2021 con la libertà vigilata e poi con la detenzione nella Rems, che però non è mai stata eseguita per mancanza di posti nelle strutture «nonostante i ripetuti solleciti del pm alle autorità di competenza», scrive il gip nell’ordinanza. «Vorrei dire che mi dispiace per quanto accaduto, per aver assassinato Marta con la quale avevo un buon rapporto. Non è stata colpa mia, ma dei miei familiari che non mi aiutavano», ha dichiarato Livrieri al gip ricostruendo la dinamica dell’omicidio della 60enne in via Pietro da Cortona. Livrieri ha ribadito che la ragione del delitto era puramente economica: «Rubarle il bancomat». Obiettivo a cui era giunto, avendo poi usato la carta per prelevare dal conto della donna 170 euro in contanti, non prima di aver rinvenuto il pin a causa della vittima.


La dinamica dell’omicidio e l’occultamento del cadavere

«Preso dal panico, ho nascosto il corpo sopra nella botola in cucina – ha raccontato l’uomo davanti al gip – dopo averla tagliata con un coltello da cucina lungo 50 cm. Non ho raccontato a nessuno di quello che è successo. Non so perché i giorni successivi mi recavo a casa sua, dove mangiavo». «Preciso adesso che per prenderle il bancomat e per poter prelevare tutti i mesi, l’ho uccisa colpendola al collo con un coltello», ha aggiunto Livrieri, che con la vittima pare avesse un buon rapporto, tanto che lei gli preparava da mangiare o gli prestava del denaro. Il giorno dell’omicidio l’uomo aveva chiamato Di Nardo così da restituirle venti euro che lei gli aveva prestato. Lei lo aveva quindi raggiunto a casa di lui e mentre erano seduti sul bordo del letto a conversare Livrieri le aveva sferrato «un colpo con un coltello, nascosto precedentemente sotto la coperta, all’altezza del collo». Per giorni il cadavere è rimasto sotto al letto, mentre Livrieri ripuliva tutto. Una occultate le prove, ha portato il corpo della donna nel sottotetto tagliandolo con un coltello «lungo 50 centimetri». Alla luce di quanto noto finora Livrieri è accusato di omicidio volontario, vilipendio e occultamento di cadavere a cui potrebbe sommarsi l’aggravante della finalità di rapina, che potrebbe portare la pena massima all’ergastolo. Si vedrà se la difesa o il Pm Leonardo Lesti richiederanno la perizia psichiatrica.

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