Terra bruciata per Sgarbi, spuntano dubbi sulla sua presidenza alla Fondazione Canova e i Comuni iniziano a sfilarsi

Il critico d’arte continua a difendersi: «Mi pagano i privati». Ecco cosa non torna

Dopo la questione dei 300 mila euro incassati per mostre e premi e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che l’ha scaricato pubblicamente, anche la poltrona di presidente della Fondazione Canova inizia a vacillare per Vittorio Sgarbi. Si tratta di un mandato scaduto lo scorso anno, ma che sarebbe stato prorogato per dare continuità alle celebrazioni del Bicentenario Canoviano. Una struttura rilevante dal punto di vista artistico, centro di numerose iniziative iniziative culturali, che gestisce la Gypsotheca e il Museo Antonio Canova. Senza contare il bottino d’oro che il critico d’arte è riuscito a ricavarci, direttamente o indirettamente. Lo scorso anno ha scritto il libro Canova e la bella amata con la casa editrice Nave di Teseo, che gli ha permesso di fare diversi incontri (a pagamento) e che gli hanno fruttato – nel giro di due mesi – ben 22mila euro. Non solo. Ha chiesto un milione di euro di danni a Meta perché gli avevano censurato i nudi delle statue. Soldi mai arrivati nelle tasche di Sgarbi.


I dubbi sul ruolo di Sgarbi nella Fondazione

Vittorio Sgarbi è stato un grande trampolino di lancio per il Museo Canova e più in generale per la Fondazione, ma ora ci si interroga sull’opportunità di farlo fuori. Il consigliere Ivano Zatta non nasconde le sue perplessità sulla vicenda. «Alla luce degli ultimi fatti di cronaca che hanno visto coinvolto il professor Vittorio Sgarbi, torniamo a chiedere al sindaco che intenzioni abbia. Oggi la questione della riconferma è particolarmente delicata. L’amministrazione ha glissato ma Sgarbi, in occasioni pubbliche come gli eventi del Bicentenario, ha comunicato la propria avvenuta riconferma. Noi non ne troviamo traccia né nel sito della Fondazione, né nei documenti cosiliari», ha dichiarato. «Non vi è dubbio che abbia fatto da volano al Museo, ma altrettanto che in molte occasioni promuoveva soprattutto i suoi libri. Ora aspettiamo l’esito degli eventi nazionali, se ci sarà una presa di posizione anche del Presidente del Consiglio, è chiaro che la scelta va rimessa in discussione», ha aggiunto.


I Comuni iniziano a sfilarsi

Anche i Comuni iniziano a sfilarsi da Sgarbi. Il 30 ottobre il critico d’arte dovrà essere all’inaugurazione della mostra di Franco Azzinari a San Demetrio Corone. Un cashet di ben 10mila euro più Iva. Nei giorni scorsi ha detto alla trasmissione Piazza Pulita che non ci sarebbe nulla di male: «È un privato, mi ha pagato lui, non è un’iniziativa del Comune». Ma il contratto e il cachet – riporta il Fatto Quotidiano – sono stati concordati dal caposegreteria di Sgarbi, Nino Ippolito, e dal responsabile dell’area amministrativa comunale. Pertanto, i soldi arrivano dal Comune. E l’evento risulta far parte del progetto San Demetrio in Arte, finanziato dall’ente per 33mila euro e dalla Regione Calabria per 50mila. Il giorno successivo alla trasmissione di Piazza Pulita, i funzionari comunali hanno revocato l’affidamento a Sgarbi e Ippolito.

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