Scherzo telefonico a Meloni, l’ira di Renzi e Conte: «Che figuraccia, di chi si circonda la premier?». E Amendola evoca la gag di Totò

Opposizioni all’attacco dopo la beffa internazionale a Palazzo Chigi. Che prova a difendersi: «Meloni ha parato il colpo e ribadito la linea sull’Ucraina»

Nel giorno in cui diventa virale sul web lo scherzo telefonico teso dai comici russi Vovan & Lexus a Giorgia Meloni, i vertici di governo e maggioranza provano a limitare il danno d’immagine – interno e internazionale – per la beffa subita, mentre le opposizioni affondano il colpo. «Nonostante le provocazioni la premier ha confermato nella telefonata il pieno sostegno all’Ucraina e le politiche italiane di contrasto all’immigrazione illegale», fa notare Palazzo Chigi, che in precedenza era stato costretto ad ammettere il «buco» nei filtri sino alla cornetta della premier, attribuito all’«ufficio del Consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri». Difese d’ufficio spiegate più in dettaglio in giornata da uno dei fedelissimi della premier, il sottosegretario all’Attuazione del programma Giovanbattista Fazzolari (FdI), secondo cui dietro la trappola tesa a Meloni ci sarebbe il nervosismo e perfino la «disperazione» di Mosca per l’andamento della guerra in Ucraina. «Giorgia Meloni non cade nella trappola dei propagandisti russi e conferma la linea italiana di sostegno all’Ucraina e di rispetto del diritto internazionale», mette in luce Fazzolari. Ma da Conte a Renzi, passando per il Pd, il giudizio sulla figuraccia di Palazzo Chigi è invece senza appello.


Conte e le confessioni della premier sui negoziati Russia-Ucraina

«Il nostro presidente del Consiglio Giorgia Meloni pensava di parlare con un alto rappresentante africano, invece era al telefono con due comici russi, a cui ha spiegato le posizioni del nostro Paese su dossier delicatissimi per la nostra sicurezza e credibilità, dalla guerra ai migranti. Una figuraccia planetaria», denuncia il presidente del M5s Giuseppe Conte, evidenziando poi in un video come nella telefonata col fantomatico leader africano «Meloni ha svelato verità che non ha mai raccontato agli italiani: continua a mandare armi a oltranza in Ucraina e a inseguire questa escalation militare ma si mostra lei stessa consapevole che occorre trovare una via d’uscita negoziale che tuteli gli interessi di entrambe le parti. Noi dicevamo fin dall’inizio che questa era la soluzione e ci accusavano di essere dei vigliacchi e filorussi. Ora scopriamo che questo è il pensiero anche della nostra presidente del consiglio», rivendica Conte. Che affonda ancora il dito nella piaga definendo «sconcertante che i nostri collaudati protocolli di sicurezza di Palazzo Chigi possano essere aggirati e penetrati in modo così plateale».


Renzi e le debolezze della premier

Un punto questo che mette d’accordo per una volta Conte con un altro ex premier, Matteo Renzi. «Che figuraccia per l’Italia e per Giorgia Meloni – scrive il leader di Italia Viva – Avendo lavorato qualche anno a Chigi mi chiedo come sia possibile raggiungere un livello di superficialità così devastante che fa fare una figuraccia non solo alla Meloni ma alla Repubblica Italiana». Renzi raccomanda quindi a Meloni di «farsi aiutare» dato il livello scadente dei collaboratori di cui si è evidentemente circondata. E quanto alla lamentela fatta nel corso della telefonata dalla premier su uno scarso ascolto delle sue proposte da parte dei partner europei, nota Renzi, delle due l’una: «Se è vero, è segno di debolezza. Se non è vero, peggio mi sento. La premier deve finirla con questo vittimismo cosmico per cui lei è sempre oggetto di cattiverie e complotti. Porti le sue idee e smetta di dire che tutti ce l’hanno con lei. Se gli altri non le rispondono, faccia uno sforzo di serietà. Qui è in gioco la credibilità dell’Italia, basta coi dilettanti».

L’ironia di Amendola

Quanto al Pd, per il momento Elly Schlein non commenta quanto accaduto. Ma nel frattempo lo fa con l’arma dell’ironia l’ex ministro per gli Affari europei Enzo Amendola. Che appaia la cantonata presa dalla premier alla conversazione a quella tesa a un malcapitato cliente da Totò in un celebre sketch cinematografico del 1963, in cui col volto dipinto di nero si fingeva un improbabile “ambasciatore di Catonga”. «Ecco com’è andata veramente la telefonata tra Palazzo Chigi e il Presidente della Commissione dell’Unione Africana. Mi sembrava di averla già sentita questa storia», affonda il colpo l’esponente Pd.

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