Riforma costituzionale, il Cdm approva il premierato all’unanimità. Meloni: «Entriamo nella Terza Repubblica»

Nel pacchetto di provvedimenti, anche la semplificazione dell’iter per il riconoscimento dell’invalidità civile e lo stato di emergenza per la Toscana

Un altro tassello per la riforma costituzionale è stato compiuto. All’unanimità, il Consiglio dei ministri di oggi, 3 novembre, ha approvato il disegno di legge che introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Oltre alle schede nelle urne che recheranno il nome dei candidati per la carica di premier, novità assoluta nell’ordinamento italiano, il testo prevede che il premier possa cambiare una sola volta nella legislatura. Qualora decadesse l’esponente eletto dai cittadini, il presidente della Repubblica potrà affidare a lui l’incarico di formare un nuovo governo, oppure a un parlamentare appartenente alla stessa coalizione. Se non sarà accordata la fiducia per un secondo esecutivo, il Quirinale dovrà sciogliere le Camere. Ma non solo di premierato si è discusso nella riunione a Palazzo Chigi. Come anticipato dall’ordine del giorno di ieri, è stato varato anche un testo base del cosiddetto Piano Mattei. Poi, la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, ha visto approvare un provvedimento che semplifica l’iter per la valutazione dell’invalidità civile: «Mentre adesso le persone sono costrette a bussare ai servizi sanitari territoriali, comunali, noi diciamo che bisogna fare un’unica conferenza di servizi che in un unico documento dia le risposte ai bisogni della persona», ha spiegato. In attuazione della delega fiscale, il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo sull’accertamento tributario e il concordato preventivo biennale. Infine, come anticipato da Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, il governo ha dato il via libera allo stato di emergenza per il suo territorio, colpito nelle scorse ore da violenti nubifragi.


Conferenza stampa, Meloni: «È la fine dei governi tecnici»

«La madre di tutte le riforme». L’ha definita così, Giorgia Meloni, la riforma del premierato. Il governo punta a introdurre «l’elezione diretta del presidente del Consiglio e garantisce due obiettivi che dall’inizio ci siamo impegnati a realizzare: il diritto cittadini a decidere da chi farsi governare, mettendo fine a ribaltoni, giochi di palazzo, trasformismo e governi tecnici». L’altro obiettivo è «garantire che chi viene scelto dal popolo possa governare con un orizzonte di legislatura, garantendo la stabilità». La leader di Fratelli d’Italia ha fatto una correlazione spuria tra dati di crescita di Francia e Germania, che hanno avuto negli scorsi decenni meno avvicendamenti di governi, e l’Italia, in decrescita. «Quando i governi vanno a casa dopo un anno e mezzo c’è una debolezza. Io credo che sia una riforma fondamentale. È una priorità e proprio perché siamo stabili e forti abbiamo la responsabilità di cogliere questa occasione e per lasciare a questa Nazione qualcosa che possa risolvere i propri problemi strutturali». Ciò che non funziona nell’ordinamento italiano, secondo Meloni, è l’orizzonte di legislatura, troppo breve. Così, ha affermato la presidente del Consiglio, «si privilegia la spesa corrente invece che gli investimenti. Inoltre, l’assenza di stabilità ha creato un problema di credibilità internazionale, nelle nostre interlocuzioni». Poi ha ricordato che «in 75 anni di storia repubblicana abbiamo avuto 68 governi, con una vita media di un anno e mezzo».


Meloni ha anche voluto chiarire che il governo ha scelto «di non toccare le prerogative del presidente della Repubblica». E ha aggiunto: «Non vogliamo imporre alcuna riforma e vorremmo fosse il più possibile condivisa dalla maggioranza del Paese e, auspichiamo, anche dalla maggioranza delle forze politiche. Sono molto fiera della riforma, confido in un ampio consenso parlamentare, se non ci sarà chiederemo agli italiani cosa ne pensano con un referendum». Addentrandosi nel merito di alcune disposizioni del disegno di legge, l’inquilina di Palazzo Chigi ha rivendicato «la norma anti-ribaltone», prevista. Nella riforma costituzionale c’è una norma «per cui il presidente del Consiglio eletto può essere sostituito da un parlamentare della maggioranza solo per realizzare le dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio eletto. Può accadere una sola volta: fine dei Governi tecnici, dei ribaltoni, delle maggioranze arcobaleno». Meloni ha poi rivendicato che il suo esecutivo ha approntato, di fatto, «una rivoluzione che ci porta nella Terza Repubblica». Un altro punto toccato dalla presidente del Consiglio è l’abolizione dei senatori a vita: «Vengono aboliti, salvo gli ex presidenti della Repubblica. Era necessario, in particolare dopo il taglio dei parlamentari, perché l’incidenza dei senatori a vita è molto aumentata».

L’aggiornamento sulle infrastrutture in Toscana di Salvini

Un provvedimento «molto importante» arrivato in Consiglio dei ministri è la «deliberazione dello stato d’emergenza deciso per il territorio delle province delle province di Firenze, Livorno, Pisa, Pistoia e Prato in conseguenza degli eventi meteorologici eccezionali che si sono sviluppati nella scorsa notte e che hanno causato alcune vittime», ha detto Meloni. «Stamattina ho sentito la Protezione civile, il ministro Nello Musumeci, il presidente Giani e abbiamo deciso di deliberare lo stato d’emergenza, prevedendo un primo stanziamento di 5 milioni di euro, che serve a garantire le misure d’intervento più urgenti». Per quanto riguarda le condizioni delle infrastrutture toscane, Matteo Salvini ha aggiornato i giornalisti presenti: «Al momento, ci sono più di 48 mila utenti senza energia elettrica e 450 tecnici Enel che stanno lavorando. L’alta velocità è rallentata tra Milano e Roma per i problemi a Firenze. Sono sospese le due linee di Rfi Bologna-Prato e Pistoia-Prato». Poco dopo, il presidente della Toscana ha specificato che le province interessate dallo stato di emergenza sono sette su dieci: «Firenze, Pisa, Livorno, Prato, Pistoia, Lucca, Massa», ha elencato Giani in un videomessaggio.

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