India, Nuova Delhi scompare sotto lo smog: scuole chiuse e stop al traffico

Nella capitale indiana i livelli di sostanze inquinanti nell’aria hanno raggiunto concentrazioni 10 volte superiori alla soglia di sicurezza fissata dall’Oms

A Nuova Delhi non si respira. La capitale indiana, che conta oltre 28 milioni di abitanti, è avvolta da giorni da una fitta coltre di smog, che oltre a ridurre la visibilità sulle strade sta causando problemi respiratori, pruriti e irritazioni agli occhi a molte persone. Ed è per questo che il governo locale ha ordinato la chiusura di tutte le scuole primarie, vietato la circolazione di tutti i veicoli inquinanti e lo stop ai lavori di costruzioni non essenziali. Delhi è da anni in cima alla classifica delle grandi città più inquinate al mondo, ma nei giorni scorsi la situazione ha raggiunto livelli ancora più preoccupanti del normale. Oggi, venerdì 3 novembre, l’indice di qualità dell’aria (IQA) ha toccato il valore di 500, il più alto previsto dalle tabelle dell’Organizzazione mondiale della sanità e soprattutto 10 volte superiore al limite considerato sicuro per la salute dei cittadini. Il rapido peggioramento dell’inquinamento atmosferico in città sembra dovuto all’attività degli agricoltori nei vicini stati di Haryana e del Punjab, che bruciano gli scarti delle coltivazioni. La scorsa domenica sono stati registrati oltre mille incendi agricoli, in aumento del 740%. La direzione del vento e il calo delle temperature hanno dato vita a una ricetta letale, trascinando le particelle inquinanti verso Nuova Delhi e intrappolandole nell’aria. Secondo un recente studio dell’Università di Chicago, il livello di inquinamento atmosferico nella capitale indiana è così alto che potrebbe accorciare in media di 11,9 anni l’aspettativa di vita dei suoi abitanti. Negli anni scorsi, il governo locale ha risposto a questa situazione costruendo due «torri dello smog», dal costo di oltre 2 milioni di dollari ciascuna, che avrebbero dovuto ripulire l’aria ma vengono ritenute inefficaci da gran parte degli scienziati.


Credits foto: EPA/Harish Tyagi


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