Elezioni regionali Sardegna, è la settimana decisiva per i candidati: Todde e Truzzu in pole, ma entrambi spaccano le coalizioni

Il governatore uscente Solinas fa un balzo in avanti: «Merito un secondo mandato», ma Fratelli d’Italia rivendica più amministratori regionali e lancia il sindaco di Cagliari

Non è solo l’elezione regionale dell’undicesima Regione italiana per numero di abitanti. Su come si esprimerà il quasi milione e mezzo di aventi diritto di voto, nel febbraio 2024, si innesterà la campagna elettorale per le successive Regionali ed Europee di giugno. La Sardegna, insieme all’Abruzzo, apre il valzer che vedrà rinnovare i Consigli di Basilicata – forse a marzo -, e poi di Piemonte e Umbria. Ma se sulle sponde dell’Adriatico il campo largo ha trovato la convergenza su Luciano D’Amico e il centrodestra non mette in discussione la riconferma del presidente uscente, il meloniano Marco Marsilio, sull’isola che vanta lo Statuto speciale lo scacchiere dei candidati non è ancora definito. Mancano tre mesi o poco più all’apertura dei seggi e da oggi, 6 novembre, una serie di riunioni di ambedue le coalizioni proveranno a ufficializzare le investiture. Nella sede del Partito democratico di Cagliari, si è svolto nel primo pomeriggio un incontro per cercare di far digerire il nome di Alessandra Todde a Progressisti, +Europa e Liberu. Sono le tre sigle che, nella coalizione che riunisce 15 simboli, non accettano l’investitura della vicepresidente del Movimento 5 stelle: la sua candidatura, «imposta dall’alto», non prevede la celebrazione delle primarie.


Todde in vantaggio, ma il suo nome non ha l’unanimità tra le liste di centrosinistra

Il ricorso a una consultazione della base per individuare l’esponente del centrosinistra, invece, era la soluzione auspicata da Renato Soru: il già presidente della Regione Sardegna – dal 2004 al 2009 – non sembra intenzionato a rinunciare a una sua candidatura. Anche il sindaco di Quartu Sant’Elena Graziano Milia è in lizza per la corsa al posto di governatore. Seppure è stato scongiurato il rischio che i Progressisti e Liberu si sfilassero dal tavolo odierno, resta fermo un punto: «Nel corso del dibattito – il partito indipendentista sardo – ribadirà la sua ferma indisponibilità ad accettare imposizioni da parte di segreterie romane o da parte di cerchi magici di riferimento. Liberu precisa che continuerà a perseguire, come già dal primo giorno, una posizione di apertura alle istanze democratiche e popolari che vengono dall’elettorato sardo, unica ricetta per invertire la tendenza all’astensionismo e ricostruire il rapporto di fiducia fra il popolo sardo e i suoi rappresentanti». Durante l’incontro tra le 15 sigle è stato deciso di concedere 48 ore di tempo a Progressisti, Liberu e +Europa per esprimere una posizione definitiva sulla candidatura della grillina. In serata, la direzione del Pd sardo si è riunita a Oristano per fare un punto sul nome di Todde: arriverà da questa sede il via libera definitivo dei Dem alla vicepresidente dei 5 stelle. Tuttavia, non è da escludere che, per evitare di spaccare la larghissima coalizione, i tempi della mediazione potrebbero ricevere un’ulteriore proroga.


La trattativa del centrodestra guarda agli equilibri nazionali

I soggetti politici a vocazione territoriale del centrosinistra non vogliono adeguarsi all’accordo stretto direttamente dai vertici dei due partiti maggiori. Un problema per Elly Schlein e Giuseppe Conte, che devono intersecare la sfida sarda con le elezioni in Piemonte: se funzionasse l’operazione Todde in Sardegna, per i grillini sarebbe più facile sostenere la candidatura di Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd, in terra sabauda. Ad ogni modo, anche nella coalizione di centrodestra le tensioni sono forti. Il confronto tra Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega per la Sardegna dovrebbe avvenire domani, 7 novembre, a Roma. A differenza del centrosinistra, dove i partiti non agiscono insieme per consuetudine, ma valutano caso per caso, il centrodestra deve tenere conto degli equilibri di governo nazionale e degli altri territori italiani. Ciò che risulta evidente alle fonti di maggioranza consultate da Open è che Fratelli d’Italia, nonostante sia il primo partito della coalizione, governi soltanto due Regioni e mezzo: Abruzzo, con Marsilio, appunto, le Marche con Francesco Acquaroli e il Lazio, che ha come presidente Francesco Rocca, indipendente ma di area meloniana. Lega e Forza Italia governano più Regioni di Giorgia Meloni.

Un promoveatur ut amoveatur allestito per Solinas

Sulla Sardegna ci si domanda se conservare la tradizione della ricandidatura del presidente uscente, spesso osservata nelle elezioni regionali, o iniziare a riequilibrare i pesi dei partiti della coalizione sui territori. D’altronde, se il dubbio non esistesse, l’attuale governatore Christian Solinas non si affretterebbe a dichiarare: «Merito un secondo mandato». Al momento, la posizione ufficiale della Lega è quella di proseguire con il segretario del Partito sardo d’azione, forza che ha stretto un’alleanza strutturale con il Carroccio a partire dalle elezioni politiche del 4 marzo 2018. Nelle affermazioni off the record di fonti della maggioranza, invece, Solinas risulta con un piede fuori: prima ancora dei grattacapi giudiziari dell’attuale presidente, sembra la questione di bilanciamento tra i partiti della coalizione ad arginarlo. Per lui, dicono, il buen retiro al Parlamento europeo sarebbe già acchitato. Fratelli d’Italia spinge per far candidare il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, mentre Forza Italia ha messo sul piatto tre nomi: il deputato Pietro Pittalis, la consigliera regionale Alessandra Zedda, il sindaco di Olbia Settimo Nizzi.

Le Comunali di Cagliari e Sassari per risolvere la questione

Sarebbero ipotesi di bandiera, quelle azzurre: Antonio Tajani sta lavorando per conservare la presidenza di Piemonte e Basilicata, riconfermando gli uscenti Alberto Cirio e Vito Bardi. Per il successore di Silvio Berlusconi, attualmente in crescita nei sondaggi, è essenziale che il partito azzurro mantenga le percentuali di consenso alle prossime Europee. Il consolidamento della leadership di Tajani è un’eventualità gradita anche alla presidente del Consiglio, il cui governo gioverebbe di un successo di Forza Italia e della conseguente stabilità del gruppo parlamentare. Riguardo a Matteo Salvini, c’è il timore che possa tornare a martellare sui temi cari alla destra e che Meloni ha dovuto abbandonare, vestendo panni più istituzionali. Detto ciò, per evitare fibrillazioni nel Carroccio, resterebbe garantita la candidatura dell’uscente Donatella Tesei in Umbria e avverrebbe una compensazione con le amministrative del capoluogo di Regione, Cagliari, e della seconda città più “importante” della Sardegna, Sassari, entrambe prossime al voto. Le due elezioni Comunali sono il perno sul quale potrebbe anche riprendere a girare l’ampia coalizione di centrosinistra in Sardegna: la 5 stelle Todde alla Regione, Massimo Zedda dei Progressisti al Comune di Cagliari e il Dem Gianfranco Ganau a Sassari.

Leggi anche: