Come funzioneranno i centri per i migranti in Albania, cosa prevede il protocollo Roma-Tirana: «Vietato uscire»

Non dovranno ospitare più di 3mila migranti contemporaneamente i centri in Albania previsti dall’accordo firmato da Giorgia Meloni ed Edi Rama. Per il primo anno, Roma verserà 16,5 milioni di euro

Ha una durata di cinque anni l’accordo tra Italia e Albania previsto nel protocollo sulla gestione dei migranti, sottoscritto ieri 6 novembre dalla premier italiana Giorgia Meloni e quello albanese Edi Rama. Come riporta l’agenzia Ansa che ha visionato i 14 articoli nelle nove pagine del documento, alla fine dei cinque anni l’Italia assume l’impegno di restituire «le aree» su cui sorgeranno i centri per i migranti.


I costi e la gestione dei centri

Secondo il protocollo, sia la giurisdizione che i costi saranno a carico dell’Italia. Le strutture che serviranno per «le procedure di frontiera e di rimpatrio» nel territorio albanese saranno «gestite dalla competente autorità della parte italiana secondo la pertinente normativa italiana ed europea». Stesso discorso per le controversie che potrebbero nascere con i migranti accolti. Spiega il protocollo che queste «sono sottoposte esclusivamente alla giurisdizione italiana. Viene poi precisato che tutti i costi, dalla costruzione dei centri alla loro gestione, oltre che i trasferimenti e l’assistenza sanitaria sarà «totalmente a carico della parte italiana». Sempre a carico dell’Italia sarà ogni costo di alloggio e vitto dei migranti nelle strutture, oltre che le cure mediche e ogni altro servizio considerato necessario. La parte italiana poi si impegna «affinché tale trattamento rispetti i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo, conformemente al diritto internazionale». Per il primo anno, l’Italia verserà all’Albania 16,5 milioni di euro «quale anticipo forfettario dei rimborsi dovuti»


Il diritto alla difesa

All’interno dei centri il diritto di difesa sarà assicurato con l’accesso nelle strutture di avvocati e ausiliari, oltre che di rappresentanti di organizzazioni internazionali e agenzie europee che si occupano della consulenza e dell’assistenza ai richiedenti asilo. La permanenza nei centri non dovrà andare oltre il massimo consentito per il trattenimento, in base alla normativa italiana in vigore. A fine procedure, spiega il protocollo, le autorità italiane provvedono all’allontanamento, con le spese sempre a carico della parte italiana.

La sicurezza

La gestione della sicurezza si dovrebbe svolgere nei pressi dei centri in collaborazione tra le autorità italiane e albanesi. Quelle di Tirana «assicurano il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica nel perimetro esterno alle terre e durante i trasferimenti via terra, da e per le aree» sul territorio albanese. Le forze dell’ordine italiane invece si occuperanno della sicurezza «all’interno delle aree». All’interno dei centri potranno accedere le autorità albanesi, «previo espresso consenso del responsabile della struttura stessa». Nel caso in cui dovesse scoppiare un incendio o un altro evento di «grave imminente pericolo», le autorità albanesi potranno entrare nelle strutture in via eccezionale, sempre informando il responsabile italiano del centro.

Vietato uscire

Dalle strutture i migranti non potranno uscire. Secondo il protocollo, spetterà alle autorità italiane adottare «le misure necessarie al fine di assicurare la permanenza dei migranti all’interno delle aree, impedendo la loro uscita non autorizzata nel territorio della Repubblica d’Albania, sia durante il perfezionamento delle procedure amministrative che al termine delle stesse, indipendentemente dall’esito finale». I migranti che verranno trovati fuori dai centri saranno riportati all’interno dalle autorità albanesi.

Massimo 3mila migranti

L’accordo tra Italia e Albania prevede che all’interno delle strutture non siano ospitati più di 3mila migranti contemporaneamente. Stando al protocollo, i centri saranno gestiti in base alla legge italiana ed europea. Nel momento in cui dovesse venire meno «per qualsiasi causa» il titolo di permanenza nella struttura, toccherà all’Italia trasferire il migrante fuori dall’Albania. Se dovesse avvenire un decesso nel centro, l’Albania metterebbe a disposizione un obitorio per un massimo di 15 giorni.

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