Suicidio assistito di Sibilla Barbieri in Svizzera, il figlio dell’attrice e Cappato si autodenunciano in caserma: «Violenza di Stato»

L’attrice e regista è stata accompagnata in una clinica elvetica perché, secondo la Asl romana, non aveva i requisiti per accedere all’aiuto medico alla morte volontaria

Marco Cappato si è presentato nella caserma dei carabinieri di Vittorio Veneto a Roma per autodenunciarsi per aver facilitato il suicidio assistito in Svizzera di Sibilla Barbieri. Poco più tardi lo ha raggiunto anche il figlio dell’attrice e regista, che ha accompagnato la madre nella clinica elvetica. Sibilla Barbieri, consigliera dell’associazione Coscioni, ha scelto questa ultima opzione dopo il no della Asl romana per l’aiuto medico alla morte volontaria. La regista, secondo la decisione della Asl, non aveva i quattro requisiti previsti dalla sentenza Cappato\Dj Fabo della Corte costituzionale per accedere a questo percorso «Gli ultimi giorni di vita di mia madre sono stati estremamente strazianti e non dovevano esserlo così tanto perché si è spinta fino al limite e fino all’ultimo secondo», ha scandito l’uomo, Vittorio Parpaglioni, dopo essersi autodenunciato ai militari, «questo ha fatto sì che avessimo tutti più sofferenza e difficoltà nel viaggio e negli ultimi giorni. Nonostante questo mia madre era ed è tutt’ora, chissà dove, una donna decisa e determinata fino all’ultimo momento. Non ha mai tentennato rispetto alla sua voglia di autodeterminarsi di essere libera fino alla fine. Il motto, quindi, è giusto: liberi fino alla fine». Parpaglioni ha poi parlato dell’ultimo viaggio verso la Svizzera: «È stato l’ultimo momento di raccoglimento con lei e una volta arrivati in clinica ci eravamo già detto tutto. Non avevamo più bisogno di parlarci con le parole, ma solo di guardarci».


La denuncia alla Regione Lazio

Ma oltre ad autodenunciarsi, Cappato ha presentato una denuncia contro la sanità del Lazio «in quanto Sibilla era in realtà in possesso di tutti i requisiti previsti dalla sentenza Cappato/Antoniani per l’accesso alla morte volontaria in Italia» ha ribadito il responsabile legale dell’Associazione soccorso civile. «L’interlocuzione è stata con la Asl e a questo punto penso credo che il quadro delle responsabilità sia molto preciso. O il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, accerta le responsabilità di quanto accaduto con le relative conseguenze oppure ne è lui il responsabile e ne trae le conseguenze rassegnando le dimissioni», ha ribadito Cappato, «spero che di questa vicenda non fosse a conoscenza, e quindi spero che l’accertamento urgente della dinamica e delle responsabilità di quello che è accaduto sia fornito a tutti i cittadini in generale, ma soprattutto a Vittorio e alla famiglia di Sibilla. Che questo chiarimento venga fornito subito». Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni ha quindi attaccato: «C’era un’urgenza nel sottrarsi a una fine che lei non voleva. Non c’è un’altra definizione che quella di violenza di stato. Sibilla Barbieri ha dovuto subire una violenza da parte dello stato italiano».


Leggi anche: