Patto di Stabilità, verso un Ecofin straordinario entro fine mese per strappare l’accordo. Così la Francia prova a mediare tra Italia e Germania

Nessuna intesa nella riunione di oggi, ma i ministri di Parigi e Berlino ora spingono per una soluzione in grado di scongiurare il ritorno alle vecchie regole

I ministri delle Finanze dei 27 Paesi Ue, riuniti in queste ore a Bruxelles, con ogni probabilità non troveranno neppure nella riunione di oggi un accordo sulle nuove regole di governance economica che dovrebbero soppiantare il vecchio Patto di Stabilità. Ancora troppo ampie le distanze tra le capitali, come anticipato ieri da Open, perché i ministri potessero prendere in considerazione oggi una nuova proposta legislativa, più o meno aderente a quella di partenza della Commissione. Sul tavolo dell’Ecofin i ministri si sono invece trovati delle ipotesi di landing zones – “zone di atterraggio” sui principali nodi del contendere – preparate dalla presidenza di turno spagnola. Ma gli appelli lanciati da più parti negli ultimi giorni dai vertici Ue a scongiurare il peggio – ossia arrivare alla fine dell’anno senza un accordo, col rischio serissimo di veder tornare in vigore le regole del vecchio Patto – sembrano aver sortito qualche effetto. I segnali che trapelano dalla riunione in corso a Bruxelles sembrano indicare una nuova spinta per superare gli ostacoli e trovare un’intesa sulle nuove regole prima della fine dell’anno. Tanto che, secondo quanto risulta a Open da fonti del Tesoro, i ministri avrebbero in animo di rivedersi per una sessione straordinaria dell’Ecofin entro la fine di novembre. Obiettivo: dare il tempo alla presidenza spagnola di tradurre gli avanzamenti nelle trattative di oggi in un nuovo testo legislativo, da adottare di qui a poche settimane.


La mediazione francese

A indicare un clima più costruttivo, con la spada di Damocle del ritorno alle vecchie regole di qui a 40 giorni, sono stati al momento di entrare in riunione sia il ministro dell’Economia francese che quello tedesco. I due Paesi che tradizionalmente guidano i compromessi sui dossier Ue più delicati, e che sul nuovo Patto si sono trovati da mesi su posizione lontane: rigorista la Germania (con buona parte del fronte Nord), più attenta alla crescita e alla flessibilità la Francia (in sintonia sopratutto coi Paesi del Sud). Di mood «eccellente», ha parlato questa mattina il ministro di Emmanuel Macron, Bruno Le Maire: «Stiamo lavorando e stiamo movendoci nella giusta direzione», ha assicurato, rifiutandosi però di entrare in dettaglio sulle discussioni in corso sui nuovi parametri per la riduzione di debito e deficit dei Paesi Ue. «Le regole sono obsolete, per cui dobbiamo trovare un accordo entro la fine del 2023», ha chiarito Le Maire, che ha poi rivelato: «Stiamo lavorando a stretto contatto con la Germania per cercare di trovare un
accordo franco-tedesco. Il mio amico Christian Lindner (ministro dell’Economia tedesco, ndr) è stato a Parigi all’inizio della settimana, abbiamo avuto discussioni approfondite, i nostri team tecnici continuano a lavorare a stretto contatto e nei prossimi giorni andrò a Berlino per cercare di progredire verso un accordo franco-tedesco su queste nuove regole», che vada nella direzione di «trovare il giusto equilibrio
tra stabilità finanziaria e investimenti».


Le richieste della Germania e quelle dell’Italia

«Sono più ottimista che si possa raggiungere un accordo quest’anno», gli ha fatto eco pochi minuti dopo Lindner. Che ha tenuto comunque a rivendicare come i passi avanti in corso sarebbero in linea con le richieste a lungo avanzate da Berlino: «Il carattere delle proposte di cui stiamo discutendo è cambiato. Ora è generalmente riconosciuto che abbiamo bisogno di una linea di sicurezza per ridurre il debito nazionale ed anche riconosciuto che sui deficit di bilancio annuali occorre avere alcune considerazioni specifiche. Queste erano due preoccupazioni importanti per noi». Nonostante i progressi fotografati dalle ipotesi di compromesso spagnole, ha detto comunque Lindner, «c’è ancora molto lavoro da fare perché, anche se gli effetti degli strumenti sono stati riconosciuti, ora è ovviamente una questione di loro calibrazione, di come gli strumenti vengono effettivamente supportati con numeri e requisiti». Mentre secondo fonti di governo italiano riportate dall’Ansa, nelle trattative in corso troverebbe d’altra parte più spazio anche la richiesta di maggior «considerazione degli investimenti», in particolare quelli legati al Pnrr o al confinaziamento nazionale dei fondi Ue, che l’Italia vuole insieme ad altri Paesi siano scorporati dal futuro calcolo del deficit.

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