Il Patto di stabilità, alla ricerca del compromesso con l’Ue. Tajani: «Troppo severi, Gentiloni difenda l’Italia»

Le richieste dell’Italia all’Ecofin e le dichiarazioni delle ultime ore, che fanno emergere l’ansia di Palazzo Chigi

La speranza nel governo Meloni è solo una: arrivare a un compromesso per un nuovo patto di Stabilità. L’obbiettivo è trovare una sponda con Francia e Spagna, che chiedono insieme all’applicazione di nuove regole in qualche modo l’introduzione di una golden rule su alcune spese di investimento. La ricostruzione che viene fatta oggi sul Corriere della Sera riguarda proprio le richieste italiane, soprattutto in sede Ecofin, la riunione periodica dei ministri dell’Economia, alla quale prende parte il ministro Giancarlo Giorgetti. In primis lo scorporo degli investimenti su transizione green e digitalizzazione, oltre che quelli relativi alla Difesa. «Non ha senso che questo tipo di investimenti, soprattutto le risorse che in questi settori riguardano il Pnrr, finiscano con il fare nuovo debito, sarebbe davvero un paradosso», continua chi nel governo segue il dossier da vicino.


Il ministro Tajani e l’invito al commissario Gentiloni «a fare la sua parte»

«Sono convinto che il commisario Gentiloni debba fare la sua parte e mi auguro che faccia di tutto per tutelare l’interesse italiano e di una Unione europea che produce». Queste le parole del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, ospite al meeting riminese di Comunione e Liberazione. Parole, spiega oggi La Stampa, che tradiscono l’ansia dell’esecutivo. Dopo le preoccupazioni espresse dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, – «sui conti siamo responsabili ma l’Ue non sia autolesionista» – e di quello per gli Affari Europei e per il Pnrr, Raffaele Fitto – «se non si trova un accordo su questo nuovo modello del Patto di stabilità, dal primo gennaio il rischio è che subentrino le vecchie regole e le conseguenze per l’Italia sarebbero complesse» – anche il leader di Forza Italia chiede maggiore flessibilità all’Europa. Il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, ricordò che sulla riforma del Patto, «ci sono posizioni diverse». «So – aveva detto Gentiloni nell’occasione – che la nostra proposta può essere migliorata ma è importante non perdere l’equilibrio che siamo riusciti a trovare nella Commissione, e lavorare insieme nell’interesse comune per raggiungere un accordo sulla riforma entro la fine dell’anno». L’obiettivo, aveva aggiunto l’ex premier, «è rendere il quadro più semplice, più trasparente e più efficace. Con una maggiore titolarità nazionale e una migliore applicazione, pur consentendo riforme e investimenti e riducendo le forti pressioni sul debito pubblico in modo realistico, graduale e sostenibile».


Privatizzazione dei porti: scintille tra Tajani e Salvini

Nel frattempo, sempre dalla Romagna, si apre un’altra crepa dentro la maggioranza. Il tema caldo, spiega il quotidiano torinese, è quello della possibile privatizzazione dei porti italiani, possibile mossa evocata da Tajani «per trovare più fondi per il bilancio dello Stato. Servono privatizzazioni, la riforma burocratica, fiscale, della giustizia civile che così com’è porta danno al Pil». Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha precisato che «il ministro e il sottosegretario Rixi stanno ultimando la riforma del sistema portuale italiano. Il provvedimento andrà nella direzione opposta a quella indicata da Tajani: ispirato al modello spagnolo dei “puertos de estado” spagnoli, con qualche modifica, ma nessuna privatizzazione. L’interesse del mit è quello di tutelare gli interessi nazionali». Nero su bianco con tanto di nota dal Mit. Più che un’irritazione.

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