Torino, parla il papà di Erika Preti: «La scarcerazione di Dimitri Fricano? Una pugnalata al cuore»

Ieri il Tribunale di sorveglianza ha disposto i domiciliari per il 34enne, ritenuto incompatibile con il regime carcerario. Ma il padre della ragazza uccisa protesta: «Una ferita che si riapre»

«Una decisione vergognosa». Commenta così Fabrizio Preti la notizia della scarcerazione di Dimitri Fricano, 34 anni, che nel 2017 ha ucciso la 24enne di Pralungo (Biella) Erika Preti. Di recente l’uomo era stato trasferito dal carcere di Ivrea a quello di Torino e ieri, giovedì 9 novembre, è stato mandato ai domiciliari a causa delle sue condizioni di salute. Il padre della vittima di femminicidio però non ci sta: «I domiciliari per Dimitri? Sono una decisione vergognosa. Sapevo che non avrebbe scontato 30 anni di carcere, ma sei sono davvero troppo pochi», si sfoga Fabrizio Preti con il Corriere. E poi aggiunge: «Non si augura la morte a nessuno, ma questa storia finirebbe solo così. Tanto nessuno mi ridarà indietro la mia bambina».


Nel 2022, Fricano è stato condannato a 30 anni in Cassazione per l’omicidio di Erika Preti, avvenuto durante una vacanza in Gallura, Sardegna. Nei giorni scorsi, però, il Tribunale di sorveglianza lo ha dichiarato incompatibile con il regime carcerario, perché fuma ed è «un grande obeso», e di conseguenza è a rischio di complicanze cardiache. «Dicono che il tempo rimargini le ferite, ma non quelle di due genitori ai quali viene portata via una figlia – protesta il padre della vittima -. Quando alcuni amici mi hanno fatto sapere, dopo averlo letto online, che Dimitri era stato mandato ai domiciliari si è riaperta una ferita. È stato come ricevere una pugnalata al cuore». Secondo Fabrizio Preti, quello di Fricano è un caso raro perché «neanche i mafiosi ricevono questo trattamento». Il padre della 25enne uccisa nel 2017 poi aggiunge: «Il mio avvocato mi ha assicurato che, se dovesse guarire, tornerebbe in cella. Ci credo poco».


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